La velocità del nostro mondo aumenta, e con essa la nostra - costretti come siamo a tenere lo stesso passo delle macchine - insieme la pretesa che gli altri hanno su di noi. Ce ne accorgiamo banalmente nel caso del telefonino: se lo dimentichiamo o lo spegniamo, ben presto qualcuno ci domanderà perché “ci siamo resi irreperibili”. Dobbiamo essere sempre sul pezzo e reagire come ci si aspetta da noi: se un SMS o una mail ci giungono dopo pochi istanti, come mai da un quarto d’ora non abbiamo ancora risposto? Al di là di qualunque esempio, è ormai esperienza di tutti notare un diffuso e crescente nervosismo, unitamente a una preoccupante frammentazione delle nostre attività: difficilmente riusciamo a fare qualunque cosa per più di pochi minuti, senza l’interruzione di qualche cicaleccio elettronico…
Lamberto Maffei, Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei, scrive un libro che riflette sulla direzione presa dalla nostra società (e sui suoi traguardi possibili), sulla base dell’enorme competenza accumulata cone Direttore dell’Istituto di Neuroscienze del CNR e del Laboratorio di Neurobiologia della Scuola Normale Superiore di Pisa: gli studi sul cervello mostrano che non siamo macchine progettate per eseguire operazioni in maniera sempre più veloce (come accade ai microcomputer in base alla legge di Moore), ma organismi che hanno bisogno della lentezza e della sedimentazione per funzionare al meglio. Scritto con grande lucidità ed equilibrio, come solo un uomo che ha vissuto a lungo (e con profitto, come nel caso dell’autore) può fare.
L. Maffei, Elogio della lentezza, ed. Il Mulino, 2014, pp. 150, euro 12.
(«Mangialibri», 27 novembre 2014)
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