> di Paolo Calabrò e Stefano Santasilia
Nell’epoca dello scontro dei valori, di quel politeismo valoriale del quale trattava tanto chiaramente Weber, sicuramente non può passare inosservata la possibile portata di violenza di qualunque messaggio che si presenti con lo stile di una rivelazione, foss’anche una rivelazione di pace. È per tale motivo che violento può divenire qualsiasi atteggiamento che appunti ad una nuova era, di là da venire, un momento al quale guardare come liberazione del/dal presente. A tale tema è dedicato il recente volume di Peter Bojanić, tradotto per la collana "Labont" di Mimesis. Violenza e messianismo, questo il titolo, si occupa soprattutto di prendere in considerazione il tema della violenza a partire dalla tradizione idealistica, per metterla in dialogo, e confronto, con le riflessioni di Benjamin e Derrida. L’analisi di Bojanić si sofferma soprattutto sulla possibilità di leggere, nell’ambito del dipanarsi dell’azione violenta, un che di positivo, come se una qualsivoglia sintesi potesse giustificare, così, la scelta di un determinato modo di comportarsi. Si tratta, appunto, di riconoscere, o meno, la realtà di un’inalienabile volontà di potenza. Il valore del testo di Bojanić sta nel “gioco derridiano” che riesce a mettere in atto nel mostrare che sebbene la legge non abbia valore senza la possibilità di un’azione coercitiva che la faccia rispettare, allo stesso modo la forza (tale azione) senza la direzione della legge si presenta come meramente brutale: la forza va iscritta in una forma affinché abbia un senso. Non, però, una forma meramente ideale, una proposta, un’indicazione, o meglio, qualcosa che così rimanga. V’è la necessità che la forza si ponga al servizio di un’istituzione caratterizzata da un progetto. Solo in tal maniera può mantenersi aperto un orizzonte messianico nel quale la violenza abbia un senso positivo, visibile nel suo rimando continuo alla legge. Di certo, ciò non elimina i rischi di degenerazione, ed è qui che l’autore lascia venire alla luce tutta una riflessione sul senso dell’istituzione capace di mostrare come la sua stessa costituzione si leghi alla questione del sacrificio (percorso che Bojanić struttura seguendo il filo conduttore del pensiero di Rosenzweig). Un libro questo, che non si presenta come ricerca esaustiva e completa, ma come l’inizio di una riflessione fondamentale legata alla possibilità stessa che il pensiero possa ancora agire sulla realtà rivoluzionandola, ma a partire da una chiara comprensione della sua dinamica sociale.
P. Bojanić, Violenza e messianismo, ed. Mimesis, 2014, pp. 182, euro 16.
(«Filosofia e nuovi sentieri», novembre 2014)
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