Se vogliamo vivere meglio domani, dobbiamo (nel senso del dovere civico, ineludibile; ma anche della necessità) ricordare cosa è successo loro ieri. Se vogliamo imparare qualcosa dalla Storia, dobbiamo nutrirla delle tante microstorie che l’hanno fatta e che rischiano di venir dimenticate, sotto il peso della propaganda avversa, dell’anestesia del consumismo globale, della valanga di notizie che ogni giorno ci viene rovesciata addosso (e che a volte sembra voler esplicitamente indurci a dimenticare).
Come nuvole nere è un libro per la memoria. Non sulla memoria, che pur va custodita nei dettagli; ma per la memoria, affinché questa si eserciti non solo a ricordare, ma anche a farsi valere nell’ambito di un progetto comune di una società, la nostra, in cui c’è chi pare non farsi scrupolo di uccidere persone innocenti, se questo è utile ad arricchire coloro che vivono di criminalità. Perché c’è chi vive della morte degli altri; e pare che, tutto sommato, la cosa non indigni, non disgusti, non scandalizzi più neanche tanto.
Alffredo Paolella. Nicola Giacumbi. Pino Amato. Pasquale Russo. Mena Morlando. Sono troppi per poterli riportare tutti qui. Ma per ognuno di essi - dalla “ragazza che ballava di domenica” all’“uomo che viveva per la famiglia” - c’è in questo libro una storia da raccontare, da scoltare, da scoprire. Da non dimenticare.
(«Il Caffè», 21 novembre 2014)
