Un’altra “controstoria” del fascismo: è almeno dagli anni ’70 che si parla delle esigenze del revisionismo storico e come spesso càpita in questi casi la novità finisce ben presto per diventare a sua volta la moda che pretendeva di scalzare. Massimo rispetto per chi ha passato la vita a studiare e non piega le conoscenze che ha acquisito ai propri interessi personali e di parte: la preparazione e l’onestà intellettuale dell’autore sono qui fuori discussione (soprattutto, fuori dalle polemiche che accompagnano sempre i suoi libri - anch’esse sempre identiche - a partire da Il sangue dei vinti). Ma dire ancora oggi che certa propaganda di sinistra ha esagerato alcuni aspetti della ricostruzione storica del fascismo, sacrificando la precisione al furore della condanna non sembra più interessante o eversivo come la prima volta. D’altro canto, per quanto ben argomentata, resta discutibile l’idea che destra e sinistra, almeno allora, non fossero né tanto diverse né tanto distanti (e che, soprattutto, a buon diritto dovrebbero dividersi la responsabilità di come sono andati i fatti, in quanto hanno insieme contribuito a generarli). Insomma, nessun dubbio sullo spessore dell’autore e sulla sua forza espressiva. Sull’utilità del leggere il libro, invece, qualche dubbio rimane.
G. Pansa, Eia eia alalà. Controstoria del fascismo, ed. Rizzoli, 2014, pp. 375, euro 19,90.
(«Mangialibri, 4 novembre 2014; «Pagina3», 30 novembre 2014)
