L’ebraismo, il cristianesimo, l’islam. I tre monoteismi. Ciascuno di essi rivendica esclusivamente per sé l’unica verità rivelata da Dio: messa così è chiaro che almeno due debbano ingannarsi su questo punto. Così come è chiaro che chi creda che esista qualcosa come “il” cristianesimo, “l’”ebraismo o “l’”islam sia destinato a rimanere deluso: ciascuna di queste religioni ospita e anima in sé decine e decine di rivoli spirituali, teologici, filosofici. Qual è dunque l’unica vera religione, volontà, parola di Dio? Il quesito - atavico e spinoso, e con ogni probabilità mal posto - è al momento inevaso. Ma questo non significa che non si possa far luce sui tanti altri aspetti che - soprattutto nel caso dell’islam - restano oscuri non tanto perché difficili, ma perché fraintesi o messi in ombra da luoghi comuni, invettive e slogan che non contribuiscono certo alla chiarezza. I monoteismi sono intrinsecamente intolleranti? Maometto è infallibile? La legge islamica è definitiva? Cosa sono esattamente la shari’a, la fatwa, il jihad? Che posto hanno tra i musulmani le donne? E il terrorismo? E le altre religioni?
Un’opera della bella collana “Campo de’ fiori”, diretta da Vito Mancuso - scritta in forma di dialogo tra il padre e il figlio - che affronta l’islam a tuttotondo, tanto coraggiosa quanto ponderosa, che cerca di entrare nei territori impervi dell’esperienza e della tradizione religiosa del medioriente arabo - necessariamente a cavallo tra la filosofia, la teologia, la sociologia - con un linguaggio divulgativo che si sforza - nonostante l’impresa sia ardua, a causa dell’intrinseca difficoltà di render facili cose effettivamente difficili - di rivolgersi effettivamente a tutti. 400 pagine di antidoto ai tanti pamphlet polemici (quando non facinorosi) che si trovano anche in edicola.
D. Tessore, A. Tessore, Dialogo sull’Islam tra un padre e un figlio, ed. Fazi, 2014, pp. 400, euro 18.
(«Mangialibri», 8 novembre 2014; «Pagina3», 19 novembre 2014)
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