Questo bellissimo libro di Luciano Gallino - commercializzato da Laterza in tandem con «la Repubblica» a un prezzo simbolico - mette il dito nella piaga del lavoro precario, mostrando senza giri di parole in che modo il capitalismo degli ultimi anni sia riuscito a trasformare il sogno di un maggior benessere per tutti nell’incubo di una occupazione improbabile e nel migliore dei casi instabile, sovente mal pagata e dalla quale tuttavia ci si aspetta un rendimento encomiabile e una reperibilità sette giorni a settimana, per ventiquattro ore al giorno. Economia scandalosa per i costi umani che implica, dagli esclusi condannati a vivere da bamboccioni (per necessità, val la pena sottolineare; non per scelta) ai sottoccupati i quali, pur partecipando alla produzione, non hanno la possibilità materiale di mettere su una famiglia. Lo stratagemma del diario del lavoratore precario del III millennio, in apertura, è brillante e immediato; per il resto il libro si dipana tra il bel saggio di Gallino ed altri interventi che illustrano il lavoro in cifre e la cronologia dei diritti perduti, ricchi di immagini e grafici. Chiude un utile glossario delle parole-chiave del lavoro, con contributi tra gli altri di Tito Boeri, Luca Pagni e Michela Marzano.
L. Gallino, Vite rinviate, ed. Laterza, 2014, pp. 144, euro 5,90. Con illustrazioni a colori.
(«Pagina3», 31 ottobre 2014; «AgoraVox», 22 ottobre 2014; «Mangialibri», 24 ottobre 2014)
