Rudolph Balkani, capo del Dipartimento di ricerche psichedeliche, viene svegliato da una videofonata nel cuore della notte. È niente di meno che il presidente del Consiglio di sicurezza delle nazioni unite: gli alieni hanno appena inviato un ultimatum alla Terra, promettendo progresso e chiedendone la resa incondizionata. Quel dispositivo mentale a cui Balkani sta lavorando da un po’, serve. Adesso. C’è solo un piccolo problema: l’apparecchio agisce su qualunque tipo di mente, in maniera indiscriminata: utilizzarlo per fermare gli invasori extraterrestri potrebbe implicare la “disattivazione” dei cervelli di tutta l’umanità…
C’è di tutto in questa piccola perla che Philip Dick scrive a quattro mani con Ray Nelson nel 1967, dalla guerra dei mondi ai robot, dal collaborazionismo alla satira sulla società perfetta: talmente tanta ricchezza tematica che si potrebbe dire, con una battuta, che in questo romanzo c’è questo mondo e quell’altro. Magari non il migliore dei libri di Dick (ai cui fan piacerà poter dare a Nelson la colpa di qualche piccola leggerezza), ma certamente un’opera che non può mancare nella biblioteca di chi ama l’autore (e, non sembri eccessivo, la fantascienza). «Lo spazio non esiste. Il tempo non esiste. Perché Joan Hiashi era svanita. Non restava più un solo punto, foss’anche infinitesimale, in cui spazio e tempo s’intersecassero. E tuttavia il lavorio della mente seguitava». Un’esperienza consigliata. A tutti.
P.K. Dick, R. Nelson, La conquista di Ganimede, ed. Fanucci, 2014, pp. 210, euro 17.
(«Pagina3», 20 settembre 2014; «Mangialibri», 1 ottobre 2014)
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