Un libro che è un piccolo gioiello, questo di Javier Folco, per il dolore ma anche per la forza che riesce a trasmettere, nel parlare di donne che per oltre trent’anni non si sono stancate di cercare i propri cari disseminati chissà dove, a volte - come nel caso di Guido - inconsapevoli di essere stati perduti dalle proprie famiglie. Desaparecidos (che non sanno di esserlo) vivi; qualcosa di straziante, di lancinante: pensavamo che non ci fosse nulla di più atroce per dei genitori che non sapere se il proprio figlio scomparso fosse vivo o morto; ora scopriamo l’orrore (prodotto da una dittatura durata sette miseri anni) di figli vivi, ma che non si sa come ritrovare. Brillantemente scritto intervallando i commenti dell’autore al racconto generoso della protagonista, una donna-madre-nonna guidata nella lotta “dal dovere, dall’amore e dal dolore”, premiata per il suo impegno dall’UNESCO nel 2011 con il Félix Houphouët-Boigny, sommo riconoscimento della comunità delle nazioni, in precendenza assegnato a uomini come Nelson Mandela e Yasser Arafat. Una storia da scoprire pagina dopo pagina, e da non dimenticare. L’edizione è impreziosita dalla Prefazione di Baltasar Garzón Real (il giudice spagnolo che ha indagato sui crimini di Augusto Pinochet) e dalla Presentazione di Massimo Carlotto.
J. Folco, Estela Carlotto. Una nonna di Plaza de Mayo, ed. ANordEst, 2014, pp. 324, euro 13,90.
(«Pagina3», 31 agosto 2014; «Mangialibri», 25 settembre 2014; «AgoraVox», 26 settembre 2014)
