Un pamphlet che non aspira a confutare i modelli matematici dell’economia capitalistica, ma ad animare un dibattito sugli esiti di un modello che aveva promesso ricchezza e felicità per tutti e produce di fatto ricchezza per pochi e infelicità per molti (non esclusi i cittadini dei Paesi più ricchi: numerosi studi mostrano che i cittadini di Paesi ricchi sono in molti casi meno felici di quelli di paesi poveri - tra le altre cose è noto ormai a tutti che i primi consumatori di antidepressivi siano proprio i maggiori fautori di questo “ultracapitalismo”: gli Stati Uniti), mettendo in discussione il dogma della crescita su cui tutta l’economia intende basarsi, ma che mostra ogni giorno di più la propria fragilità: insomma, il fatto che non vi siano limiti teorici a una crescita infinita non significa certo che non ve ne siano di pratici, anzi; il dato innegabile che la crescita incontri limiti di ogni tipo (materiali, ecologici, antropologici) sembra piuttosto indicare, al contrario… che la teoria è sbagliata. L’autore non propone soluzioni preconfezionate: il suo è un incentivo a superare il fatalismo del “così è, così dovrà essere e non potrà mai essere in nessun altro modo”, che in economia sembra non voler arrendersi neanche di fronte all’evidenza; e un invito a pensare insieme a soluzioni inedite. Accessibile e diretto, per andare oltre i tanti paraventi tecnici (che cercano di colpire a suon di tabelle e grafici) vòlti unicamente a rendere meno chiara una semplicissima verità: non solo è necessario cambiare questa economia, ma è anche possibile. Provare per credere.
I. Trojanow, L’uomo superfluo. Saggio sulla dignità dell’uomo nell’età del capitalismo avanzato, ed. Nutrimenti, 2014, pp. 96, euro 10.
(«Pagina3», 30 agosto 2014; «AgoraVox», 5 settembre 2014; «Mangialibri», 16 settembre 2014)
