lunedì 21 luglio 2014

A. Beltrami, Regione oscura, ed. Fandango, 2014

Lui è un ispettore addetto al controllo di qualità nelle filiali sparse nel mondo della multinazionale di cui fa parte. Non ama particolarmente il suo lavoro, né lo odia: ormai è abituato tanto alla monotonia della sua vita in madrepatria quanto a quella delle continue “ristrutturazioni aziendali” a base di licenziamenti di massa e di delocalizzazioni. Questa ennesima missione all’estero non ha dunque niente di nuovo per lui: né i malumori dei colleghi che sanno di dover essere giudicati, né le difficoltà con la lingua (che non conosce) e i trasporti aerei. Nemmeno il suicidio di un dipendente - quasi sotto ai suoi occhi - lo turba più di tanto: per il suo rapporto al superiore si tratta di nient’altro che di un uomo in meno a libro-paga. Ma alla “centrale” non sembrano pensarla allo stesso modo quando gli chiedono - cosa quanto mai inconsueta - di rimanere sul posto a indagare sulla vicenda, che forse nasconde qualcosa di più grosso che un banale movente passionale. Oltretutto qualcosa sta cambiando anche per lui: da quando ha stretto maggiormente l’amicizia con Miriam, la collega addetta alle prenotazioni, sta cominciando - suo malgrado e fuori da ogni controllo - a guardare le cose in maniera diversa, nuova, forse più dolorosa...
Un racconto lungo scritto bene, pervaso di claustrofobia (dall’impossibilità di capire e lasciarsi capire nella propria lingua agli enormi capannoni dismessi e desolati) e di una tensione che cresce proporzionalmente alla presa di coscienza, da parte del protagonista, della profondità della vita e dell’essenza dell’uomo, da un lato; dell’insostenibilità (e del danno) del suo lavoro, dall’altro, apparentemente burocratico e inerte, ma a ben vedere, nel suo piccolo, velenoso e potenzialmente letale come quello di ogni rotellina del perverso ingranaggio aziendale. Un atto d’accusa a un sistema produttivo che bada solo ai dividendi e non alle vite che vengono macerate per essi; ma anche un “giallo” alla scoperta di un colpevole collettivo, celato dall’omertà, dalla fragilità e da una consapevolezza comune ormai assuefatta a quel sopruso legalizzato (e mortale) chiamato economia.


A. Beltrami, Regione oscura, ed. Fandango, 2014, pp. 160, euro 16.

(«Il Caffè», 18 luglio 2014; «Pagina3», 23 agosto 2014)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano