Lui è un ispettore addetto al controllo di qualità nelle filiali sparse nel mondo della multinazionale di cui fa parte. Non ama particolarmente il suo lavoro, né lo odia: ormai è abituato tanto alla monotonia della sua vita in madrepatria quanto a quella delle continue “ristrutturazioni aziendali” a base di licenziamenti di massa e di delocalizzazioni. Questa ennesima missione all’estero non ha dunque niente di nuovo per lui: né i malumori dei colleghi che sanno di dover essere giudicati, né le difficoltà con la lingua (che non conosce) e i trasporti aerei. Nemmeno il suicidio di un dipendente - quasi sotto ai suoi occhi - lo turba più di tanto: per il suo rapporto al superiore si tratta di nient’altro che di un uomo in meno a libro-paga. Ma alla “centrale” non sembrano pensarla allo stesso modo quando gli chiedono - cosa quanto mai inconsueta - di rimanere sul posto a indagare sulla vicenda, che forse nasconde qualcosa di più grosso che un banale movente passionale. Oltretutto qualcosa sta cambiando anche per lui: da quando ha stretto maggiormente l’amicizia con Miriam, la collega addetta alle prenotazioni, sta cominciando - suo malgrado e fuori da ogni controllo - a guardare le cose in maniera diversa, nuova, forse più dolorosa...
Un racconto lungo scritto bene, pervaso di claustrofobia (dall’impossibilità di capire e lasciarsi capire nella propria lingua agli enormi capannoni dismessi e desolati) e di una tensione che cresce proporzionalmente alla presa di coscienza, da parte del protagonista, della profondità della vita e dell’essenza dell’uomo, da un lato; dell’insostenibilità (e del danno) del suo lavoro, dall’altro, apparentemente burocratico e inerte, ma a ben vedere, nel suo piccolo, velenoso e potenzialmente letale come quello di ogni rotellina del perverso ingranaggio aziendale. Un atto d’accusa a un sistema produttivo che bada solo ai dividendi e non alle vite che vengono macerate per essi; ma anche un “giallo” alla scoperta di un colpevole collettivo, celato dall’omertà, dalla fragilità e da una consapevolezza comune ormai assuefatta a quel sopruso legalizzato (e mortale) chiamato economia.
A. Beltrami, Regione oscura, ed. Fandango, 2014, pp. 160, euro 16.
(«Il Caffè», 18 luglio 2014; «Pagina3», 23 agosto 2014)
Modulo di contatto
Etichette
aforismi
Alex Zanotelli
altrui cose
Ambiente
Bambini
Bauman
Bellet
biografia
Brunetta
Bullismo
C'è un sole che si muore
Carlo Sini
Cinema
Claudio Fava
Claudio Fracassi
ControCorrente
Daniele Sensi
Desaparecidos
Diego De Silva
Dio perverso
Dipendenze
disabilità
don Andrea Gallo
don Luigi Merola
don Paolo Farinella
e-book
Economia
Educazione
Ennio Remondino
esercito
Etica d'impresa
eventi
Facebook
Fantascienza
Filosofia
Filosofia della scienza
Foto
Fumetti
Galapagos
Geografia
Giochi
Giulietto Chiesa
Giuseppe Miserotti
Giuseppe Onufrio
Goffredo Fofi
guerra
Guerra e pace
Hegel
Heidegger
i piccoli
Idiosincrasie
Il Partito dell'Amore
il telefonino
Illich
Immigrazione
In che mondo viviamo
Incendi in Russia
Internet
L'azzardo del gioco
L'economia come la vedo io
La Chiesa che non capisco
La guerra è guerra
La piaga del nucleare
La verità cammina con noi
le cose si toccano
Letteratura
lettere
Levinas
Libertà di stampa
Linguaggio e realtà
Luciano Gallino
Luigi Zoja
Mafia
Malainformazione
manuali
Marx
Massimo Cacciari
Massimo Scalia
Massoneria
Matematica
Maurizio Torrealta
Mondo
Morin
Musica
My Last Slating
Noir&Giallo
Novità
Nucleare
Pancho Pardi
Panikkar
Paolo Scampa
Parcheggiatore abusivo
pedagogia
Pietro Barcellona
Pippo Civati
Pirateria somala
poesia
Politica
psicologia
Pubblicità
Racconti e poesie
Religione
Riccardo De Lauretis
Roberto Carboni
Scienza
Scuola
Scusi può ripetere?
Sergio Manghi
Società
sport
Stefano Santasilia
Storia
Teatro
Tecnofollie
Tonino Drago
Vincenzo Pepe
Virtù del pubblico - Vizi del privato
Vito Mancuso
War
Powered by Blogger.