È bello trovare un libro, ogni tanto, che non promette la luna, ma mantiene tutti gli impegni. Carboni scrive bene, con una apprezzabile proprietà di linguaggio, e riesce a mettere su un noir che non intende brillare né per l’originalità né per la complicatezza dell’intreccio, ma certamente per il livello della suspense (sempre alto, fino all’ultima pagina), creato attorno a un uomo comune (senza i soliti investigatori più o meno prezzolati o graduati) la cui storia cattura e invoglia a proseguire la lettura. Lo stile espressivo è omogeneo e adeguato (non vi si incontra nemmeno una parolaccia; neanche quel tipico “Cazzo!” all’americana, che molti scrittori del genere amano mettere anche a casaccio, purché ce ne sia almeno uno). La musica si percepisce bene, finalmente sentita e descritta per arrivare fino al lettore (non come in quei libri in cui ti dicono il titolo del brano… e si aspettano che tu ne deduca automaticamente qualcosa). «Annibale si avvicinò ad Al il pazzo, che aveva il viso magro, fatto di ombre e solchi piuttosto che di carne. Quarantanove primavere sulla carta d’identità, cento inverni negli occhi». Un autore da incontrare, una volta o l’altra.
R. Carboni, Bologna destinazione notte. La fase Monk, ed. Fratelli Frilli, 2013, pp. 220, euro 9,90.
(«Mangialibri», agosto 2014; «Pagina3», 20 luglio 2014)
