Passati gli anni delle rivendicazioni femministe, con i loro slogan contro l’“oggettualizzazione” della donna (ridotta a giocattolo - quando non a merce - per il desiderio maschile), e di fronte a un mondo che sembra non essere cambiato molto da allora (se non, appunto, nel modo di concepire se stesso; mentre la pratica è ben diversa, e le cose continuano a restare per le donne più difficili che per gli uomini), Martha Nussbaum - filosofa americana di fama internazionale - ripropone le sue tesi dirompenti, non in spregio della critica precedente, ma oltrepassandola: il bunga-bunga ad esempio, simbolo di un’epoca decadente (nella quale un modello criticato e tutto sommato isolato - la donna che si mette in vendita - diventa un modello diffuso e non più socialmente condannabile a priori; insomma, se è vero che così vanno le cose… perché non adeguarsi?), non va stigmatizzato in senso “assoluto” (come se il divertimento fosse intrinsecamente brutto; malinteso che finisce per fare il gioco di chi invece lo approva così com’è): fra partner consenzienti (e senza il secondo fine della carriera) può essere divertente e soddisfacente. Uno studio che attinge alla filosofia, alla letteratura e alla psicologia e ha il pregio di un linguaggio chiaro ed essenziale.
M. Nussbaum, Persona oggetto, ed. Erickson 2014, pp. 120, euro 9.
(«Pagina3», 29 giugno 2014; «Mangialibri», 15 luglio 2014)
