«Quando gli onesti cittadini hanno il coraggio di denunciare l’assenza dello Stato e la presenza dell’antistato, c’è chi inizia a strofinarsi la mano sulla coscienza, per quel poco che ne è rimasto. Ma esiste una seconda fase, ed è quella progettuale: creare una forza di opinione e di coscienza che, attraverso l’opera evangelizzante della Chiesa, maestra di opera non violenta, e la presenza di cristiani volontari, possa arrivare alle istituzioni e ai partiti politici per ricordare il ruolo etico sociale che la Chiesa, lo Stato e i partiti posseggono nei loro intenti di base, risvegliando nel cittadino il senso di speranza e della vita. Se la camorra ha assassinato il nostro paese, “Noi” lo si deve far risorgere, bisogna risalire sui tetti e riannunciare la “Parola di Vita”» (Don Peppino Diana, settembre 1991)
Tanta filosofia, teologia, pensiero politico e in definitiva “saggezza”, in queste pagine scritte dal parroco di Casal di Principe (CE) poco prima del suo assassinio. Tutto è rapporto di forze, e la sola preghiera non basta. Il cristianesimo, chiamato all’impegno politico e sociale dalla stessa Scrittura, dal dovere della testimonianza e soprattutto dal comandamento dell’amore, non può chiudersi al calduccio delle case o delle parrocchie, ma deve aprirsi ai venti della realtà; anche quando questa si fa bufera. Non servono eroismi isolati e clamorosi, ma l’impegno collettivo vòlto a modificare la mentalità, le abitudini della gente.
Attuali e salutari ancora oggi, le parole del prete-martire casalese, ma ancor più la potenza del suo esempio, ci vengono raccontate da cinque giovani dell’Azione Cattolica di allora, nel volume Amo il mio popolo e non tacerò. Docu-racconto su don Peppino Diana, curato da Francesca Picone, Marisa Diana, Sergio Tanzarella ed edito da Di Girolamo (con le illustrazioni di Carla Manea). Volume rivolto soprattutto ai più piccoli (ma non solo) che intende ripercorrere - senza velleità storiografiche, ma con la passione autentica e vitale di chi lo ha conosciuto di persona - la storia di quell’uomo eccezionale che don Diana è stato.
Nel 1997 - non tanto per un ricordo rimasto vivo, cosa che pur certamente è, quanto a riprova che chi semina bene ottiene molto frutto - l’allora vescovo di Caserta mons. Raffaele Nogaro ha dato vita, insieme a Sergio Tanzarella, alla Fondazione contro l’usura intitolata a “don Peppino Diana”.
F. Picone, M. Diana, S. Tanzarella (a cura di), Amo il mio popolo e non tacerò. Docu-racconto su don Peppino Diana, ed. Di Girolamo, 2014, pp. 80, euro 6,90.
(«Pagina3», 11 giugno 2014)