domenica 18 maggio 2014

Sorvegliare e selfare

La sorveglianza dei cittadini da parte del potere - che il grande sociologo polacco Zygmunt Bauman ha esaminato in tanti suoi lavori - prerogativa del mondo moderno, è come questo in evoluzione. E, in una realtà ormai “liquida” in tanti suoi aspetti, anch’essa non fa eccezione.
In Sesto potere. La sorveglianza nella modernità liquida, scritto in forma di conversazione insieme a David Lyon (ed. Laterza), Bauman delinea la novità di questa sorveglianza che sa prendere nuove forme con una rapidità inusitata, dallo sguardo dall’alto dei droni alla cosiddetta “morte dell’anonimato” in internet, dalla sottrazione (e conservazione, e vendita) di informazioni riservate in rete alla geolocalizzazione.
Se in passato la sorveglianza era limitata (per così dire) alla visibilità degli spostamenti fisici del soggetto nello spazio - si ricordi che Bauman ha dedicato molti saggi al Panopticon di Jeremy Bentham - quella odierna va dunque ben oltre, nutrendosi di informazioni sui gusti, le intenzioni, i significati più nascosti di ogni azione. In un mirabile rovesciamento che, in meno di settant’anni, ha portato dal “Grande Fratello che guarda tutti” a tutti noi che guardiamo Il Grande Fratello. Anzi, di più: perché ormai i cittadini non sono soltanto gli spettatori privilegiati, ma addirittura i protagonisti: tutti vengono invogliati senza sosta al voyeurismo e a “condividere” fino all’ultimo rivolo della propria vita (non a caso in questi giorni va affermandosi l’inglese “selfie”, la moda dell’autoscatto da pubblicare in rete, da cui deriva la pessima italianizzazione “selfare”). Non esiste cono d’ombra in questo immenso reality a cielo aperto cui tutti sono chiamati a partecipare: sono ormai troppi gli oggetti e le procedure che rivelano dove siamo (e spesso “chi” siamo) in ogni momento. Nascondersi è diventato impossibile; oltretutto, è anche “fuori moda”, perché la rete e in particolare i social network hanno permesso al famoso “quarto d’ora di celebrità” che la TV, secondo Warhol, non nega a nessuno, di espandersi all’infinito, finché morte non vi disconnetta.
Siamo in un sistema “post-panottico” o in qualcosa di completamente diverso? Siamo più o meno al sicuro di prima? Quale etica si cela dietro questa sorveglianza liquida: lo spirito del consumismo? Domande e riflessioni che convergono in una fondamentale intuizione: non solo è necessario e possibile comprendere questa società ma, per potervi vivere umanamente, è altrettanto necessario (e possibile, per fortuna) trasformarla. Anzi: comprenderla è già l’inizio di questa trasformazione.

(«Il Caffè», 16 maggio 2014)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano