Se volessimo dar credito agli antichi e giudicare il valore di don Guerrino Zalla (soprannominato “El Guera”) dal numero di amici giunti a tesserne le lodi - in occasione della pubblicazione del libro a lui dedicato: El Guera, nella fedeltà ribelle. Guerrino Zalla parroco operaio, a cura di Piergiorgio Bortolotti (ed. il Margine, con inserto fotografico a colori di 8 pagine) - ebbene, non potremmo che ritenerlo un uomo dal grande valore: dalla nipote Roberta a p. Alex Zanotelli, fino ai moltissimi “colleghi” - tra cui don Ermanno Allegri, p. Fabrizio Forti, don Bepi Grosselli - in tanti sono accorsi a ricordarne un aspetto, un’espressione, un aneddoto, un momento di vita trascorso insieme.
Ma anche noi moderni - abituati e affezionati più all’oggettività dei fatti che al peso della testimonianza - restiamo colpiti dalla figura di don Guerrino e dalla sua determinazione nel ribadire l’unità inscindibile (e indispensabile per l’uomo) di teoria e prassi, di pensiero e azione: per lui un uomo che perde il lavoro perde al contempo la propria dignità; similmente, chi delega ad altri le proprie responsabilità - in primo luogo quella di pensare - è come se “si dimettesse da uomo”.
Prete impegnato tra i poveri del mondo - dall’Italia all’Africa e all’America latina - si poneva il problema di come rendere attuale il Vangelo in maniera concreta ed efficace, in un’epoca che invece di impegnarsi a ridurre la povertà si attarda a ripetere “Beati i poveri” a mo’ di alibi. E provava a realizzare - ispirandosi a don Primo Mazzolari, don Lorenzo Milani, Ernesto Balducci, Davide Maria Turoldo - il proprio “programma spirituale” (sintetizzato da Marcello Farina nella Prefazione): 1. non tacere 2. non sopportare passivamente 3. non chiuderti in te stesso 4. fatti carico dei problemi di tutti 5. sii speranza, specialmente per i più poveri.
In un mondo come il nostro, che conserva il culto delle star anche dopo aver rinunciato a quello degli eroi, la figura di don Guerrino Zalla - rimane come esempio di un impegno sociale, politico, cristiano possibile. E forse, oggi più che mai, necessario.
(«Il Caffè», 7 marzo 2014)
sabato 8 marzo 2014
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