«Se la gente vota di nuovo Pd e PdL io me ne vado!».
Beppe Grillo (M5S), 30 settembre 2013
«Se va avanti così, mollo tutto e me ne vado».
Gianroberto Casaleggio (M5S), 10 ottobre 2013
È vero: sono sempre stato di sinistra e ho sempre detestato la sinistra sedicente moderata che negli ultimi decenni - a suon di crescita del PIL, flessibilità del lavoro, privatizzazione e quant’altro - ha finito per assomigliare alla peggiore destra in maniera quasi indistinguibile. Ed è anche vero che per un po’ di tempo sono stato attratto dalla chiarezza e perfino dall’intransigenza del programma politico del 5 Stelle, riguardo al nucleare, al reddito di cittadinanza, all’acqua pubblica; a stretto rigore, volendo valutare su di un piano puramente algebrico la proposta politica, nessun partito mi avrebbe rappresentato meglio di questo. Eppure, più vado avanti nell’osservarlo, più mi sembra che il Movimento vada assomigliando ai partiti da cui con tanta foga cerca continuamente di prendere le distanze. Chiamano gli altri “ladri”, poi si offendono quando gli si risponde; si scandalizzano di chi li minaccia di “aspettarli fuori”, già immemori (a una sola settimana di distanza) che uno dei loro ha usato la stessa espressione verso una compagna di partito; d’improvviso sbottano che, se le cose non vanno come dicono loro, se ne andranno dal M5S (lo hanno già minacciato sia Grillo sia Casaleggio, per diversi motivi; ma c’è da credere che ce li ritroveremo davanti ancora per un bel pezzo).
Insomma: polemiche, strilli e strepiti; brutti gli altri, belli noi. Non so come sarà il futuro del Movimento 5 Stelle; ma il suo passato assomiglia a qualcosa di già visto. Tante, tante, tante volte.
(«Il Caffè», 18 ottobre 2013)
