sabato 19 ottobre 2013

Il futuro del M5S

Il Movimento 5 Stelle, fra alti e bassi, clamori, biasimi e sondaggi oscillanti, continua a prosperare e a riscuotere un notevole consenso in questi nostri giorni di politica interna vociante e sbandata. Molti amici - con i quali ho condiviso negli ultimi venti anni l’infatuazione per la Rete di Leoluca Orlando, la stizza verso Bertinotti alla caduta dell’Ulivo e la scelta per ripiego di Cossutta, il rimpianto per Berlinguer e le vane speranze su Occhetto - ora che sono passati “dall’altra parte” non fanno che ripetermi che “un elettore di sinistra intelligente come me” dovrebbe ripensarci e orientarsi anche lui verso il grillismo. Sarcasmo e captatio benevolentiae a parte, devo dire che una grossa fetta di questi discorsi me la sarei risparmiata volentieri e che tuttavia non vi sono riuscito, avendo dovuto constatare sulla mia pelle la verità della boutade che circola in rete già da qualche tempo (“Come si fa a riconoscere uno che ha votato Grillo?” “Non ti preoccupare, sarà lui a venire da te a spiegartelo fino allo sfinimento”).

«Se la gente vota di nuovo Pd e PdL io me ne vado!».
Beppe Grillo (M5S), 30 settembre 2013

«Se va avanti così, mollo tutto e me ne vado».
Gianroberto Casaleggio (M5S), 10 ottobre 2013

È vero: sono sempre stato di sinistra e ho sempre detestato la sinistra sedicente moderata che negli ultimi decenni - a suon di crescita del PIL, flessibilità del lavoro, privatizzazione e quant’altro - ha finito per assomigliare alla peggiore destra in maniera quasi indistinguibile. Ed è anche vero che per un po’ di tempo sono stato attratto dalla chiarezza e perfino dall’intransigenza del programma politico del 5 Stelle, riguardo al nucleare, al reddito di cittadinanza, all’acqua pubblica; a stretto rigore, volendo valutare su di un piano puramente algebrico la proposta politica, nessun partito mi avrebbe rappresentato meglio di questo. Eppure, più vado avanti nell’osservarlo, più mi sembra che il Movimento vada assomigliando ai partiti da cui con tanta foga cerca continuamente di prendere le distanze. Chiamano gli altri “ladri”, poi si offendono quando gli si risponde; si scandalizzano di chi li minaccia di “aspettarli fuori”, già immemori (a una sola settimana di distanza) che uno dei loro ha usato la stessa espressione verso una compagna di partito; d’improvviso sbottano che, se le cose non vanno come dicono loro, se ne andranno dal M5S (lo hanno già minacciato sia Grillo sia Casaleggio, per diversi motivi; ma c’è da credere che ce li ritroveremo davanti ancora per un bel pezzo).
Insomma: polemiche, strilli e strepiti; brutti gli altri, belli noi. Non so come sarà il futuro del Movimento 5 Stelle; ma il suo passato assomiglia a qualcosa di già visto. Tante, tante, tante volte.

(«Il Caffè», 18 ottobre 2013)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano