La bellezza salverà il mondo è il testo della lezione magistrale tenuta da Gianfranco Ravasi all’apertura dell’edizione 2009 di “Molte fedi sotto lo stesso cielo. Per una convivialità delle differenze”, ciclo di iniziative promosse dalle ACLI di Bergamo il cui nome si ispira proprio a quella “convivialità delle differenze” di cui amava parlare don Tonino Bello.
La matrice della riflessione del dotto esegeta - che si muove agilmente fra teologia, letteratura, filologia e filosofia - è la plurivalenza estetico-moral-spirituale del termine “bellezza”, il cui punto di partenza è l’appello conciliare agli artisti: «il mondo in cui viviamo ha bisogno di bellezza per non oscurarsi nella disperazione. La bellezza, come la verità, mette gioia nel cuore degli uomini, è il frutto prezioso che resiste all’usura del tempo, che unisce le generazioni e le congiunge nell’ammirazione». Ben oltre ogni riduzione a una pura velleità mondana, la bellezza viene dunque riconosciuta come colei che può salvare l’uomo dalla disperazione; a fronte di ciò, non sorprende la sempre maggiore perdita della speranza da parte di questo mondo, che ha messo in ombra il bello in favore dell’utile e relegato la gioia dell’uomo sullo sfondo di un’economia che pretende di dettare le regole della vita.
La vicinanza semantica del “bello” al “buono” e a ciò che è “pieno di significato” (risalente all’ebraismo) schiude nel discorso dell’autore un recupero sostanziale e vitale dell’armonia e dell’unità originaria di tutte le cose e la fondamentale apertura dell’arte al “mistero dell’invisibile” (Paul Klee). Un saggio ben calato nell’oggi assordato dai rumori della produzione industriale e degli onnipresenti telefonini, che non sacrifica la concretezza dell’attualità allo spessore teoretico dell’analisi.
Gianfranco Ravasi, La bellezza salverà il mondo, ed. Marcianum Press, 2013, pp. 53, euro 6.
(«Pagina3», 28 ottobre 2013; «AgoraVox», 2 novembre 2013)
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