sabato 28 settembre 2013

Do you speak Facebook?

Detesto Facebook. Per la verità detesto tutti i cosiddetti social network, e detesto pure tutti quelli che vi passano la vita a “condividere contenuti” (ma dove troveranno mai il tempo per produrre tutti quei contenuti - mi domando spesso - se passano l’intera giornata a condividere?). Certo, mentirei se negassi di avere qui e lì un profilo social; ed è pur vero che LinkedIn e Twitter mi hanno aiutato qualche volta a rintracciare qualcuno da intervistare. Il mio è semplicemente ribrezzo per delle tecnologie grazie alle quali ciascuno è praticamente autorizzato a dire la propria su qualunque cosa, in maniera estemporanea, immeditata e peraltro non richiesta. Una specie di elogio dell’insulso che - al di là di ogni moralismo - non fa per me.

Spesso i nostri figli conoscono le nuove tecnologie meglio di noi. E non sempre le usano nella maniera migliore

Tuttavia riconosco anche che, più i miei figli diventano grandi (al momento la maggiore ha otto anni), più mi dico che prima o poi dovrò cominciare ad approfondire il funzionamento e le implicazioni di questi social network, per proteggere i pargoli dai tanti rischi della rete e provare a guidarli verso un uso consapevole e ponderato delle risorse a disposizione. A chi oggi abbia già questa esigenza, mi sento di consigliare il libro di Anna Fogarolo dal titolo Do you speak Facebook? Guida per genitori e insegnanti al linguaggio del social network (ed. Erickson), appena uscito, il quale sa rendere facile e rapido l’accesso alle tante possibilità del social network più diffuso al mondo, dalla timeline alla copertina, dalla chat alle app, dai tag ai follower.
Rivolto sia ai genitori sia agli insegnanti, Do you speak Facebook? contiene anche le istruzioni per la creazione passo-passo di un gruppo e di un’aula virtuale, non trascurando di affrontare i classici problemi dell’utilizzo “scolastico” del mezzo (come comportarsi con uno studente che offende l’insegnante? È una buona idea per un docente dileggiare il preside?). Con un capitolo dedicato all’“educazione dei cittadini nel mondo digitale”: impostazione dei livelli di privacy, segnalazione di abuso, netiquette e cyberbullismo. Ricco di illustrazioni e di screenshot esemplificativi. Come sarebbe? Ancora non sapete che cos’è uno screenshot? Andate di corsa a leggerlo!

(«Il Caffè», 27 settembre 2013)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano