Sulla questione della decadenza di Berlusconi ne ho sentite tante in queste ultime settimane. Dal classico adagio del “perseguitato” del quale gli avversari politici non riescono a sbarazzarsi per via elettorale (e sono dunque costretti a ricorrere alla “magistratura rossa”), alle tante dichiarazioni del tipo “Silvio continuerà a essere il nostro leader, in un modo o nell’altro”; dalla Gelmini che racconta della bambina seienne che la ferma in aeroporto per chiederle di dire al Presidente che lei gli vuole bene, al disumano cartello affisso all’ingresso della sede PDL di Ravenna sulla “giustizia più stuprata delle donne”. Ne ho sentite, ne ho viste, ne ho subite tante. Ma quella che più ricorre è quella dei “10 milioni di elettori”. Cioè l’affermazione per la quale non si potrebbe rimuovere dalla vita politica un uomo condannato alla galera, perché… è stato votato da dieci milioni di italiani.
“E allora? - ironizza Crozza - anch’io ho ricevuto 300.000 ‘Mi piace’ su FaceBook: forse questo mi esenta dal pagare le multe?”. Il messaggio è chiaro: la legge è uguale per tutti, si sa cosa ne pensino al riguardo “quelli di sinistra”. Ma, mi domando: non dovrebbero pensarla così tutti gli italiani? O c’è una parte d’Italia che si stranisce all’ingresso in un’aula di tribunale (dove quell’espressione campeggia a caratteri cubitali)? Mi viene il sospetto che una parte dell’elettorato PDL (in specie quella dei “fan”) preferisca una giustizia più “su misura”, più “caso per caso”; o, almeno, dove la partecipazione popolare abbia un peso diverso. È davvero così? Veramente voi fan di Berlusconi preferireste una giustizia per acclamazione, come si faceva nei tempi antichi, a furor di popolo?
Mi rendo conto che la nostalgia dell’Impero si faccia sentire in voi ricorrentemente: e non tanto quella dell’Impero d’Africa del Ventennio, quanto quella dell’Impero Romano. Non è forse vero che l’episodio di Berlusconi che concede al cane Dudù libertà totale di defecazione in ogni angolo della sua villa (di cui tutti i giornali hanno riportato la notizia) vi fa pensare con un po’ di nostalgia a Caligola e al suo cavallo? Magari esagero, eppure guardate bene: dove sarebbe la notizia, nel caso di Dudù? Perché se ne è parlato tanto? Perché mai, se non per uno sfoggio dello stile imperiale (una volta tanto “ad canem” piuttosto che “ad personam”) che il capo riesce a mantenere anche in un momento tanto delicato per lui, a rischio imminente di decadenza dalla carica politica?
Non dite di no, si vede che avete nostalgia di quando le sorti degli uomini erano affidate al verdetto del popolo urlante. “Chi volete libero? Gesù o Barabba?” “Barabba!” rispondeva la massa. Questione di scelte. Ognuno ha le sue motivazioni, le sue preferenze. Barabba era colpevole, un tribunale l’aveva già giudicato. Ma la gente lo voleva libero. Bei tempi, eh? Capisco che possiate esserne affascinati. Insomma, dieci milioni di elettori avranno pur diritto di dire la loro! So che è così che la pensate. Ecco cosa volete: volete Barabba libero. Anche se è colpevole. E volete che siano le vostre urla, i vostri numeri, la vostra “folla” a decretarlo. Vi biasimo, senza meno. Ma non vi chiedo di smettere. Vi chiedo solo una cosa: se è Barabba libero che volete, almeno piantatela di spacciarcelo per il Salvatore.
(«Il Caffè», 20 settembre 2013)
sabato 21 settembre 2013
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