martedì 10 settembre 2013
Armi chimiche in Siria. Intervista a Donatella Rovera
Donatella Rovera, senior crisis response adviser del Segretariato Internazionale di Amnesty International, organizzazione per la quale lavora da oltre vent’anni, è specializzata in rapporti sulle zone di conflitto in medioriente. Infiltratasi clandestinamente in Siria, l’abbiamo intervistata a febbraio sulle condizioni del Paese. Oggi facciamo il punto della situazione, in particolare sulle armi chimiche.
Si parla tanto di armi chimiche in Siria. Crede che Assad le abbia davvero usate?
L’inchiesta da parte di Amnesty International sulle armi chimiche è tuttora in corso. Abbiamo raccolto parecchie testimonianze a distanza - come sa è difficile varcare il confine siriano, l’accesso alle ONG come Amnesty è ancora vietato - ma al momento è difficile stabilire cosa esattamente sia stato utilizzato e da chi.
Non sarebbe la prima volta che il regime siriano utilizza armi vietate dalle convenzioni internazionali contro la propria popolazione.
Purtroppo no: abbiamo documenti e testimonianze che ci rendono sicuri che Assad abbia già fatto uso delle cosiddette “cluster bomb” - le famigerate “bombe a grappolo” - contro la popolazione civile. Io stessa le ho viste piovere da aerei delle forze armate governative (ed è noto che i ribelli non dispongono di air force).
Tuttavia Pierre Piccinin, l’insegnante belga rapito insieme Domenico Quirico e appena rilasciato, ha dichiarato ai giornali che non è stato il regime siriano a usare i gas, ma i ribellli.
Difficile commentare o addirittura prendere posizione su un’affermazione come questa: l’affidabilità di Piccinin è difficile da valutare. Del resto lo stesso Quirico ha smentito il suo compagno di prigionia. Restiamo in attesa di notizie più fondate.
Qual è la posizione di Amnesty circa la possibilità di un intervento armato in Siria?
Come noto, Amnesty non prende posizione né a favore né contro la guerra in quanto tale. Amnesty chiede però fermamente che, in ogni caso, vengano prese tutte le misure necessarie a proteggere la popolazione civile. Le scelte politiche dei Paesi, anche le più estreme, rimangono in capo ai governi.
(«Pagina3», 10 settembre 2013; «AgoraVox», 11 settembre 2013)
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