sabato 7 settembre 2013

Cartolina da Tortoreto

In vacanza in provincia di Teramo, mi godo il mare ventilato e la musica che la sera proviene dai tanti lidi che si susseguono. Tortoreto è un paesino ameno che si fregia di ospitare un celebre dipinto di Mattia Preti e che annualmente mette in piazza la rievocazione di un’antica giostra medievale in costume (il “Palio del Barone”), che vede convenire delegazioni di paesi vicini, tra cui i pluripremiati sbandieratori di Ascoli Piceno. Ma il lungomare è sporco (anche a causa dell’inciviltà dei turisti e dei loro innumerevoli cani) e sovraffollato, dove parcheggiare l’auto è un’operazione veramente complicata.
È l’Italia, dico fra me: molta bellezza e buona volontà, ma anche molta stupidità e lerciume. Così, la spiaggia attrezzatissima permette a tanti disabili di prendere il sole e farsi il bagno agevolmente; ma sotto l’ombrellone la gente non fa altro che parlare (cercando di coinvolgerti con ogni mezzo, come se si trattasse del discorso più originale del mondo) di soldi, di pensioni d’oro, di falsi invalidi, di mendicanti che alla fin fine guadagnano più di “noi che lavoriamo”, di stranieri che farebbero meglio a tornarsene a casa loro, dell’opportunità di bruciare l’Italia da Roma in giù (un romano del gruppo si entusiasma all’idea fino a infervorarsi; l’unico aggiustamento che propone è collocare Roma al di sopra dell’incendio).
Il disgusto diventa surreale quando vedo un tale andare sott’acqua a piombo con tanto di occhiali scuri. E ripenso a quest’Italia, dove Lottomatica si piazza come primo operatore al mondo per fatturato nel settore delle lotterie e delle scommesse. Gli italiani. Un popolo - mi si passi l’eufemismo - di immaturi.
Istintivamente il pensiero corre a chi è più sfortunato e sta peggio di noi. In Papua Nuova Guinea - nonostante la recente modifica alla legge sulla stregoneria, che forniva un’attenuante ai colpevoli di violenza contro le donne - una “strega” è stata appena fatta fuori da due tizi. In Egitto si consiglia alla gente di mangiare meno come rimedio alla povertà. In Grecia i supermercati hanno appena cominciato a mettere in vendita prodotti scaduti (con la benedizione del legislatore). Non siamo così rovinati. Ma l’Italia è a tutt’oggi un Paese che le cifre collocano sempre più in basso nelle graduatorie sulla qualità della vita (per violenza domestica, discriminazione, disoccupazione…).
Cerco di consolarmi con delle buone nuove (invece che con le brutte altrui): fatico a trovarne. Ma poi mi torna in mente una notizia magari secondaria, passata in sordina: la giustizia italiana è stata l’unica (su 54 Paesi) ad aver condannato alcuni agenti della CIA per dei programmi clandestini (a base di rapimento, detenzione e tortura) successivi all’11 settembre 2001. È una bella cosa. Abbiamo dato un esempio di coraggio e imparzialità a tanti “alleati”. È quella stessa giustizia, pur con tutti i suoi ritardi e acciacchi, ha condannato definitivamente Silvio Berlusconi, il quale oggi non è più “cavaliere”, in quanto il titolo è automaticamente decaduto per disonore. È vero, è cambiato poco (per adesso) e anche i giornali continuano a chiamarlo così, ma rimane pur sempre un simbolo da contemplare rallegrandosi. Forse non tutto è perduto.
Ombre e luci, il bello e il brutto, l’eccellenza e la sciatteria: nessun uomo, nessun gruppo, nessuna nazione sfugge a questa ambivalenza, l’Italia men che meno. Ma per quel che di bello c’è in questo Paese - poco o molto che sia, ognuno al riguardo ha la propria opinione - vale la pena di continuare a tenere duro. Tenetevi forte. Sarà un autunno molto impegnativo.

(«Il Caffè», 6 settembre 2013)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano