Si parla tanto dei così chiamati “nativi digitali” e delle loro precoci attitudini all’esplorazione e all’utilizzo della tecnologia informatica: si tratta della generazione nata a cavallo del terzo millennio, soggetti abituati fin dall’infanzia a maneggiare tablet e cellulari, a navigare in internet e a scaricare file. Questa loro intuitività, tuttavia, non sembra essere accompagnata dalla consapevolezza dei rischi insiti in quella stessa tecnologia: è in questo snodo che si pone il problema della tutela dei figli da parte dei genitori, in un ambito però nel quale questi ultimi ne sanno quasi sempre meno dei loro ragazzi.
Per questo motivo è importante che genitori, nonni, insegnanti, educatori, apprendano non tanto i risvolti tecnici delle apparecchiature, quanto le mentalità, le potenzialità, le aspettative che viaggiano insieme a quelle tecnologie. Così, non è tanto importante essere iscritti a FaceBook o sapervi caricare una foto, ma sapere cos’è un social network e a quali rischi può esporre, soprattutto in giovane età. Così come è importante entrare - almeno un po’ - nel linguaggio anglicizzato dei giovani, per i quali è ovvio e naturale parlare di chat, avatar, cloud e share, ma la cui inesperienza di vita li espone a un utilizzo immeditato, foriero di storture anche pericolose (come il phishing e il cyberbullismo, di cui purtroppo comincia ad abbondare la cronaca).
Aiutare i proprio figli presuppone sempre il riuscire a comprenderli. Il volume Generazione Cloud. Essere genitori ai tempi di smartphone e tablet, di Michele Facci, Serena Valorzi e Mauro Berti, aiuta gli adulti a familiarizzare con il mondo spesso inesplorato della “rivoluzione digitale”, con un linguaggio semplice e accessibile anche agli inesperti.
Michele Facci, Serena Valorzi, Mauro Berti, Generazione Cloud. Essere genitori ai tempi di smartphone e tablet, ed. Erickson, 2013, pp. 137, euro 17,50.
(«Pagina3», 9 luglio 2013)
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