Un paio di settimane fa mi trovavo a dover andare in via dei Bersaglieri (la stradina alle spalle dell’Archivio di Stato). Bambini al seguito (due, di sei e otto anni) parcheggio nello spiazzo e mi avvicino al parchimetro per pagare, quando mi accorgo di non avere monete. Chiedo allora all’addetto al parcheggio se ha da cambiare, ma non ho fortuna; ritento con un giovane che frattanto ha pagato, con lo stesso esito. Mi reco allora di fronte: immagino che uno dei tanti commercianti avrà la possibilità di cambiare 5 euro in monete (ho detto 5, eh: non 500).
Niente da fare: nessuno può darmi gli spiccioli che mi occorrono. Provo, riprovo, provo ancora, senza risultato. Sconfortato - ma anche un po’ stizzito: è veramente possibile che nessuno si ritrovi monete in tasca? - vado dall’ultimo, il più grande, sicuro che lì troverò quel che mi serve.
Nel mondo d’oggi è difficile ricevere aiuto gratis. Caserta non fa eccezione
Ebbene, per quanto incredibile possa sembrare, neanche la signora alla cassa di questo grande esercizio commerciale ha da cambiare 5 euro. Eppure la vedo dare il resto a tutti quelli che pagano: quella cassa, evidentemente, dev’essere piena di monete. Glielo faccio notare, ma lei continua a sostenere di non poter aiutarmi. Mi vede affranto dall’allergia, con il naso che mi cola e i due figli che cominciano a diventare irrequieti, ma niente: non si impietosisce. Le chiedo allora: “se acquistassi qualcosa, il resto me lo darebbe?” Non mi risponde. Sfinito, prendo una bustina di patatine e aspetto il mio turno alla cassa (sperando che intanto al parcheggio non mi abbiano già multato). Dopo qualche minuto pago e ricevo in resto le tanto agognate monetine. Nel darmele la signora mi fa: “non posso ‘togliermi’ tanti spiccioli così, senza motivo; la cassa rimarrebbe senza”. Lo dice a mo’ di spiegazione, forse di scusa: non capisco né l’una né l’altra. L’unica cosa che capisco è che una città che ha problemi di tal specie, oltre ad avere un presente meschino, non ha un grande futuro. La speranza rimane. Ma c’è poco da essere ottimisti.
(«Il Caffè», 24 maggio 2013)