mercoledì 5 dicembre 2012

Ritratti: Umberto Bossi

Ci sono certi uomini che nascono già vecchi: quelli ad esempio che propugnano l’identità razziale in un mondo multietnico, multiculturale, multireligioso. O che propagandano in Italia la separazione regionale nell’epoca della globalizzazione e dell’unità dell’Europa. Uno di questi è stato certamente Umberto Bossi, leader della Lega nord per le due decadi del ventennio berlusconiano, oggi in rottamazione senza appello.

Ma Bossi non è stato solo un capo politico fuori tempo massimo: è stato anche un grande illusionista, come ci ricordano Marco Travaglio, Pino Corrias e Renato Pezzini nel recentissimo L’illusionista. Ascesa e caduta di Umberto Bossi (ed. Chiarelettere). Un uomo che ha fatto politica spacciando per piani d’azione quelli che erano e son rimasti dei sogni: il federalismo, meno tasse e meno burocrazia, più occupazione; un capo popolo, più che una guida di partito, che ha venduto i suoi slogan fra urla e strepiti a gente disperata e delusa da una generazione di politici inetti e corrotti.

Lombardi e veneti sono pronti: la libertà va conquistata, anche con il fucile.
U. Bossi, 26 settembre 2006

Una carriera costruita sulle illusioni, dunque, tra le quali spiccano le tante bugie: il diploma preso per corrispondenza, la finta laurea in medicina, la laurea acquistata all’estero per il figlio, da cui non solo emerge un vuoto politico e intellettuale di fondo ma perfino la mancanza di quel minimo di coerenza che potrebbe rendere rispettabile il più mediocre degli uomini. Ma su tutto spiccano i suoi tanti e repentini cambiamenti di bandiera su tutti gli argomenti della politica italiana, dalla Chiesa ai giudici, da Prodi a Fini, dalla famiglia alla legge elettorale... fino a Silvio Berlusconi, il suo più prezioso alleato di sempre, che Bossi non disdegnava di chiamare a stagioni alterne “Berluskaz”, “Berluskaiser”, “affarista piduista”, “dittatore”, “nazistoide”, “fascista”, “mafioso”, “cornuto”, “bandito”, “canaglia di Arcore”, “peggio di Mussolini”, “peggio di Pinochet”, per concludere: «Io sto con Berlusconi, sempre. Lui e la Lega sono i cardini del cambiamento» (“Il Giornale”, 26 marzo 2006).
Un uomo datato, dunque; un illusionista, un bugiardo. Ma peggio ancora uno che ha criticato Roma ladrona e i suoi politicanti per tutta la vita e ha finito per diventare come loro; un uomo del quale Francesco Belsito, tesoriere del partito, ha potuto dichiarare: «gli manteniamo moglie e figli. Se lo sanno i militanti, è finita». Una carriera da nulla, quella di Umberto Bossi, cominciata dal nulla e finita nel nulla. Che imbarazzo per gli storici quando dovranno raccontarla.

(«Il Caffè», 30 novembre 2012)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano