sabato 22 dicembre 2012

Prevedere l'imprevedibile/1

Il “mondo liquido” è un mondo che, «come tutti i liquidi, non può restare immobile e mantenere il proprio assetto inalterato a lungo». Zygmunt Bauman, sociologo anglo-polacco reso celebre a livello internazionale dall’idea appena citata di liquidità del mondo, ci parla - nel suo ultimo Cose che abbiamo in comune. 44 lettere dal mondo liquido (ed. Laterza, 2012) - di alcuni aspetti di questo mondo in cui viviamo. “Liquido” significa infatti tante cose: una di esse è l’imprevedibilità.

Imprevedibilità che ha sempre affascinato l’umanità, per il passato dedita a ogni sorta di divinazione pur di impadronirsi di un pezzetto di inafferrabile futuro; ma che oggi assume una forma nuova e caratteristica, perché l’uomo non si accontenta più di conoscere il futuro e basta: vuole impadronirsene controllando, producendo, creando. Complice la tecnocrazia, la quale da un lato accelera tutte le cose fino a rendere fluida, appunto, la realtà; dall’altro promette all’uomo un potere sempre maggiore sulle cose, sugli eventi, sull’uomo stesso.

Queste sono storie ispirate a delle esistenze comuni, da cui trarre spunti per rivelare ed esporre una straordinarietà altrimenti difficile da cogliere.
Z. Bauman, Cose che abbiamo in comune, ed. Laterza, 2012

D’altro canto, a fronte di questo delirio di onnipotenza (le cui conseguenze sono visibili anche a chi non abbia doti oracolari: la crisi economica, il disastro climatico ecc.) l’uomo sperimenta anche un nuovo modo, più sano, di stare al mondo, a metà strada fra la rassegnazione del fatalista e la psicosi di chi crede che la volontà possa da sola ogni cosa: un modo di stare al mondo in cui l’uomo è protagonista del proprio destino (anche se non unico decisore), in grado di dare un contributo fondamentale a rendere il volto di questo mondo più benevolo e umano.
Bauman ricorda, da buon sociologo “pratico”, citando Gramsci, che il futuro (ma, in primo luogo, il presente) è nelle nostre mani e che bisogna avere il coraggio e a volte l’umiltà di partecipare, oltre alla lucidità di non rassegnarsi (a chi dice ad esempio che non c’è alternativa al capitalismo, non c’è alternativa al lavoro flessibile, non c’è alternativa al petrolio... sembra incredibile, ma c’è un sacco di gente che vive senza alternative, come se avesse inserito una specie di pilota automatico: mi figuro questi individui andare avanti a testa bassa, dopo che qualcuno gli abbia premuto un pulsante dietro la schiena, e loro non aspettano altro che... si scarichino le pile).
Insomma, per Bauman il mondo è imprevedibile ma non assurdo, e l’azione dell’uomo nel mondo ha un senso ed è possibile, forse necessaria. Ne riparleremo. Buon anno a tutti.

(«Il Caffè», 21 dicembre 2012)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano