sabato 24 novembre 2012

Le colpe della scienza

Infuria la polemica sulla sentenza che ha condannato sette tecnici della Commissione grandi rischi a sei anni di reclusione per omicidio colposo. Questo il fatto: poco prima del devastante terremoto dell'Aquila (2009) la Commissione - basandosi sul protrarsi dello sciame sismico - emette un comunicato stampa con il quale si tranquillizza la popolazione, invitandola a non abbandonare le proprie case. Sappiamo com'è andata. I familiari delle vittime hanno poi sporto denuncia ritenendosi ingannati o quantomeno fuorviati dall'ottimismo della Commissione, ritenuto evidentemente eccessivo. Il tribunale ha giudicato i tecnici rei di aver fornito una cattiva informazione: la loro colpa non è dunque quella di non aver saputo prevedere terremoto (è noto che i terremoti non sono prevedibili), ma quella di non aver saputo spiegare adeguatamente la gravità della situazione.

Levata di scudi, come c'era da immaginarsi, da parte dell'intero mondo scientifico che parla di oscurantismo, citando il caso Galilei e agitando lo spauracchio della reticenza (sostenendo che d'ora in poi nessuno scienziato oserà più pronunciarsi su nulla, per non correre rischi). Ora, si può discutere di tante cose: della pena inflitta, della vera propria colpa e anche dei rischi sociali che la sentenza ancorché giusta può provocare. Ma io credo che questa sentenza costituisca un importante e anzi prezioso precedente e che possa essere foriera di un cambiamento irrinunciabile.

Gli scienziati conoscono bene limiti e debolezze della scienza. Ma non fanno mai nulla per ricordarceli

Non entro nel merito della diatriba sulla punibilità della scienza in generale, né della buona fede dei tecnici condannati. Ma, a mio avviso essi sono colpevoli, di una cosa in particolare: di non aver aggiunto alla fine del loro parere l'affermazione “Attenzione, tutto ciò che diciamo in quanto tecnici e scienzati è soltanto un parere. La scienza non è infallibile e in ultima istanza la valutazione spetta sempre ai singoli”. Non una maggiore cautela, dunque, ma una maggiore chiarezza. In questo ritengo che colpevoli di cattiva comunicazione siano oggi tutti gli uomini di scienza e che lo siano ogni volta che - magari senza neanche pensarci - continuano a lasciar credere alla gente ciò che essa è stata abituata a credere ormai da decenni: e cioè che la scienza sa tutto o quasi e che nessuno ne sa più degli scienziati su qualunque cosa (tanto che, la pubblicità ce lo mostra da decenni, anche uno yogurt ci viene venduto da tizi in camice bianco che dall’alto dei loro studi ce ne certificano la bontà). Sì, il mio è un verdetto di colpevolezza per tutti coloro che non si adoperano attivamente a far sì che questa stupida (e perniciosa) mentalità venga cambiata al più presto; sono colpevoli tutti coloro che guardano le masse idolatrare la scienza a ogni nuova scoperta e non fanno niente per svelare che non si tratta d'altro che di un vitello d'oro.
Colpevoli, quindi, senza meno; perché chi comunica qualcosa a qualcuno non deve preoccuparsi solo di quanto il messaggio sia chiaro a lui, ma anche e soprattutto dell’effetto che sortirà in coloro che lo riceveranno. Tuttavia se fossi il giudice non metterei in galera nessuno di essi; invece di sei anni di reclusione condannerei tutti a impegnarsi per sei anni a non fare nient’altro che diffondere il seguente messaggio: “La scienza non è l'unica opinione sensata di cui il mondo dispone; imparate a pensare con la vostra testa, basandovi anche sul consiglio della scienza, ma non solo”. Pensate con la vostra testa. Confrontatevi con gli altri ma pensate sempre autonomamente. Non smettete mai di pensare. Un esercizio pratico: domani andate a comprarvi uno yogurt diverso, che non avete mai visto, uno di quelli che non passano in TV, di cui non avete mai sentito dire niente. Assaggiatelo. Mi piacerebbe tanto che mi raccontaste com’è.

(«Il Caffè», 16 novembre 2012)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano