La scuola e la mafia: questi i temi cari ad Augusto Cavadi e alle sue tante pubblicazioni in volume. Che a ben vedere – come appare chiaro dalla lettura del suo ultimo Presidi da bocciare (ed. Di Girolamo, 2012) – sono tutt’altro che distanti o addirittura estranei; al contrario, come in due facce di una medaglia, scuola e mafia (ma meglio diremmo le mentalità e le prassi ad esse sottese) sono saldate in un circolo: quando gira una, anche l’altra è costretta adeguarsi. Ora, questo circolo può essere virtuoso, come quando la scuola è promotrice non solo di conoscenza ma anche di partecipazione, di speranza e di inclusione; ma anche vizioso, quando la mentalità mafiosa si infiltra nella scuola infettando il personale (dal preside al bidello) e ripercuotendosi sugli alunni (che ne pagano le conseguenze).
E la mafia entra nella scuola quando il preside pretende di sottomettere i docenti a regole che non è disposto a rispettare in prima persona; quando il preside usa le risorse e lo stesso personale per i propri scopi privati; quando il preside si impone con piglio egocentrico e autocratico decidendo tutto da solo, in dispregio delle esigenze di chi insegna e di chi apprende. E già, il preside: proprio quella figura che – in seguito all’attuazione delle nuove norme sull’autonomia scolastica – è in grado di portare alla scuola, con il proprio operato, il migliore dei frutti... ma anche il più gran danno.
L’autore – con il contributo di Giorgio Cavadi e Domenico Di Fatta (entrambi presidi o, come si dice oggi, dirigenti scolastici) – nonché di Alberto Biuso, Dario Generali e Antonio Mazzeo, affronta la spinosa questione del rapporto fra preside e docenti dal punto di vista sia dei primi sia dei secondi, consapevole che «una scuola malata è sintomo e concausa dell’agonia di una società». Ma Cavadi è consapevole pure che a questo livello non esistono mali incurabili: con la sua caratteristica propensione alla “pratica” sottolinea che l’intento di questo libro (come di ogni libro) non è solo fotografare uno stato di cose, ma anche e soprattutto trovare vie d’uscita. In una gradevole edizione rilegata a filo dell’ambiziosa e pionieristica collana “di santa ragione”, diretta dallo stesso Cavadi.
Augusto Cavadi, Presidi da bocciare, ed. Di Girolamo, 2012, pp. 135, euro 12,50.
(«Pagina3», 23 ottobre 2012)
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