domenica 30 settembre 2012

Partire dagli ultimi. Una scelta di civiltà


Il tesoro di un uomo è la rovina di un altro
dice Spiderman in una puntata della serie Spectacular. Nient’altro che un sobrio invito a riflettere - tra un arrampicamento verticale e la cattura di un super-criminale - su un fatto che oggi è diventato così evidente che non ce ne accorgiamo più: mai come oggi c’è stata nel mondo una ricchezza tale da sfamare tutti gli uomini; al contempo, non c’è mai stata nel mondo tanta gente che muore di fame.
Non si tratta di mettere in discussione la proprietà privata o la libertà del singolo di fare impresa per “accumulare ricchezza” (come dicono i manuali di economia): si tratta di capire che - se la ricchezza del singolo diventa un idolo da adorare a tutti i costi - allora non deve più meravigliare che quest’idolo richieda sacrifici umani.

Giovanni Nervo, nel suo Una scelta cristiana e civile: partire dagli ultimi (ed. Messaggero di Padova, 2012) si domanda: questo modo di intendere la produzione della ricchezza è compatibile con il cristianesimo? La risposta, ben argomentata e condotta in tono colloquiale, è che si può scacciare lo spettro della povertà anche rovesciando la prospettiva economica, partendo cioè non dalle esigenze dei ricchi di diventare più ricchi ma dalle esigenze dei poveri di uscire dal loro stato di povertà e contribuire alla costruzione del mondo comune, anche dal punto di vista economico.
Scelta che non è solo cristiana (quella di “partire dagli ultimi”, secondo l’insegnamento di Gesù), ma anche civile: un’economia che sia disposta a veder morire degli uomini pur di lasciare intatti i propri dogmi della competitività, è un’economia perversa, perché non opera a favore dell’uomo, ma contro di esso. Per fortuna, ricorda Nervo, esistono alternative economiche le quali, fondate sulla solidarietà anziché sull’avidità, sono in grado di rendere felice e prospero un essere umano ormai abbastanza maturo e adulto da saper rinunciare al superfluo e da aver smesso di credere che il valore della persona si misuri in base all’entità del suo conto in banca.
Partendo dal Vangelo, ma conducendo una riflessione schietta ben aderente al mondo moderno, Nervo ci ricorda che “civiltà” vuol dire “inclusione”. La vita dell’uomo non è una storia a fumetti.

(«Il Caffè», 28 settembre 2012)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano