domenica 30 settembre 2012

Idiosincrasie - Vorrei dire

È vero, detesto molte cose, subito mi salta la mosca al naso, non ho pazienza e facilmente malsopporto. È pur vero che tanti, e tanto a buon mercato, si fanno detestare; e che spesso la mosca al naso me la fanno saltare; e così via. Oggi però non vorrei solo mettermi a detestare una volta in più per iscritto; vorrei approfitarne per dire qualcosa a quelli che sono stupidi ma magari non lo fanno apposta; a quelli che si comportano da imbecilli, ma magari non se ne avvedono; a quelli che sembrano irrimediabilmente cretini, ma magari con un aiutino...

Ci sono quelli che parcheggiano la macchina esattamente davanti al portone della scuola. No, non davanti e basta: proprio davanti, esattamente davanti al portone (un vecchio alto portone in legno a filo di strada), in maniera che qualcuno a piedi non possa passare da nessun lato; men che meno, entrare. Ecco che arrivo io la mattina, trafelato con due bambini al seguito, uno per mano; girando nel vicolo dopo aver percorso la strada che separa la scuola dal punto in cui ho parcheggiato, avendo percorso l’intero tratto “a onda”, cioè spostandomi continuamente dal centro al bordo della strada (non c’è marciapiede nel vicolo) onde far passare le tante macchine. Arrivo al portone e non posso entrare: devo aspettare che la mamma (o il papà) di turno finisca di imbacuccare il suo pargoletto (o pargoletta) ben bene, che lo saluti con affetto e che rimonti nell’auto vuota per poi ripartire. A tutto queste persone, ecco, vorrei dire: tranquilli, non succede niente se l’auto la fermate mezzo metro più avanti; certo, lo sportello non combacerà con l’ingresso della scuola e potrà anche darsi che qualcuno riesca ad entrare prima di voi. Ma nulla di più grave vi accadrà. Quindi, se come spero è la paura a impedirvi un comportamento più razionale e decente (e non, come temo, quella forma di inadeguatezza alla vita che colpisce gli stupidi fin da quando sono in fasce), la buona notizia è questa: parcheggiate a partire dalla fine del portone. Tanto il traffico lo bloccate lo stesso.

A volte basterebbe riflettere prima di agire e mettersi un po’ nei panni degli altri: quanto spesso ci eviteremmo di venir presi per degli stupidi

Ma in realtà i miei guai cominciano già prima, al totem del parcheggio. Perché il pacheggio a Caserta si paga fin dalle 8 del mattino, e io pago tutte le mattine i miei 50 centesimi alla macchinetta. Operazione che richiederebbe pochi secondi, se non ci fossero 2 bambini con zainetti cappelli sciarpe e ammennicoli a “sfrenesiarmi” attorno. Soprattutto, farei prima a pagare se non dovessi preoccuparmi di spostarmi, scendendo dal marciapiede, per fare posto a tutti quelli che - nel corso dell’opera - mi dicono “permesso”. Ora: non è che io e i miei figli siamo proprio invisibili. E non è che non si capisca che uno in quelle condizioni sia già un tantinello in difficoltà (a conti fatti, gli servirebbero almeno tre mani). E invece queste volpi mi dicono “permesso” (e giuro che lo fanno tutti, a tutte le età), mi costringono a scendere in strada (con i bambini per mano) e a pagare il parcheggio in 3-4-5 tappe. (Per chi ama la matematica ci sono poi due calcoli semplici semplici da seguire: il marciapiede di via Colombo è largo 130 cm; il totem occupa 45 cm dal muro; nei restanti 85 cm non riuscirei a “dare permesso” a quelli che me lo chiedono nemmeno se fossi magro come mia moglie spera da decenni. Credo che lo si veda anche senza camminare col metro in tasca). A questi signori vorrei dire che non gli succede niente se scendono loro dal marciapiede invece di far scendere me (interrompendo la mia operazione: che dovrei aver diritto di compiere proprio come loro hanno diritto di camminare). Ma tant’è, come dice spesso il nostro Direttore responsabile. Mi consolo leggendo sul muro del mio macellaio che “gli scemi sono come la benzina: aumentano sempre”. Buon fine settimana.

(«Il Caffè», 21 settembre 2012)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano