domenica 16 settembre 2012

Libertà di mercato


Con la liberalizzazione del servizio telefonico, siamo diventati più liberi: liberi di scegliere il gestore che preferiamo, le tariffe più adatte a noi e perfino di vendicarci di fronte a un maltrattamento, disdicendo il contratto e passando a un altro operatore. Come ben sappiamo, questo processo è stato accompagnato dalla noiosa introduzione dei call center, che ci tempestano di telefonate. Contro la deriva di questa pubblicità selvaggia fu istituito un annetto fa il registro delle opposizioni: inserendo il proprio numero di telefono all’interno del registro
si faceva esplicito divieto a chiunque di contattare quel numero a fini pubblicitari. Mi affrettai ad iscrivermi: ciò non ostante, continuo a ricevere telefonate (ne sono sicuro: non è perché il registro non funzioni, ma perché nel tempo abbiamo firmato tante di quelle scartoffie - ciascuna delle quali terminava con le clausole relative alla privacy, come quelle della banca o dell’assicurazione - che adesso non sappiamo più con quale di esse abbiamo erroneamente autorizzato tutto il mondo a telefonarci nelle ore più disparate del giorno - non sapremmo nemmeno più a chi indirizzare la nostra revoca dell’autorizzazione ai sensi della normativa vigente).

Secondo i call-center, in ogni famiglia dovrebbe esserci uno che “si occupa di telefonia”. Nemmeno chiedono più se c’è, lo danno per scontato

Così continuo a ricevere chiamate da tutti gli operatori telefonici. Ma l’ultima volta sono rimasto sorpreso perché - non ci avevo mai fatto caso - la ragazza che ha chiamato ha chiesto di parlare con “colui che si occupa della telefonia”. Ecco, io non me ne ero mai reso conto, ma a casa mia sono colui che si occupa della telefonia. Certo, in tutte le case e in tutte le epoche c’è colui che si occupa delle bollette; ma da un po’ di tempo a questa parte - e precisamente da quando il servizio è stato liberalizzato - io non sono più soltanto quello che tiene a mente le scadenze, bensì quello che si occupa (o si dovrebbe occupare) di valutare le offerte più convenienti (una volta risposi seccato, al giovane che insisteva sul risparmio, che non mi interessava risparmiare; lui mi disse che facevo male, perché bisognerebbe sempre cercare di risparmiare quando si può), le novità tariffarie, eventualmente l’opportunità di cambiare contratto. Non che mi ci dedichi a tempo pieno, ma nemmeno posso dire che la cosa non mi faccia perdere comunque del tempo: in passato non mi ero mai trovato ad “analizzare le bollette” (nemmeno avrei pensato che i due termini potessero essere accostati), o di parlare con amici e colleghi di come si trovano con il loro operatore telefonico.
Io oggi faccio un lavoro che prima non facevo (“lavoro” per modo di dire, non venendo pagato; tutt’al più risparmio qualcosa - e a giudicare dai risultati dubiterei anche di questo): rispondo alle chiamate, valuto i preventivi, eventualmente prendo un nuovo appuntamento telefonico ripromettendomi nel frattempo di approfondire la questione. Infine, sommato tutto, direi che con la liberalizzazione dei servizi telefonici il mercato in Italia è diventato più libero. Ma io, sono veramente più libero di prima?

(«Il Caffè», 14 settembre 2012)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano