Dopo una lunga e onorata stagione di gialli ambientati nell’alto nord Italia di città (Fruttero e Lucentini, Scerbanenco) e nel sud della provincia (Sciascia, Camilleri), assistiamo al fiorire di un ramo del genere che colloca le sue storie tra l’Abruzzo e l’Umbria, nel centro delle montagne boscose del nostro Paese.
In uscita per le Edizioni La lepre leggiamo oggi Giallo umbro, di Pietro Del Re (corrispondente estero di «Repubblica» alla sua prima opera come romanziere). Che si distingue fin dalla prima pagina da tante opere affini: qui la caratterizzazione dell’ambiente è forte ed è tratteggiata tramite i nomi e le caratteristiche dei luoghi, la flora e la fauna, il dialetto e le abitudini locali.
La coerenza del quadro d’insieme e la precisione dei contorni compensa con generosità la fragilità della trama, dalla conclusione incerta e dall’incedere accattivante, ma incostante; il linguaggio è esplicito e forte (specialmente sul versante del sesso) ma non è gratuito né eccessivo. Gli uomini vengono presentati con dei caratteri che rimangono sullo sfondo, stilizzati; le donne, al contrario, sanno incantare con il loro fascino senza nome anche quando sono prezzolate.
Godibili alcune scene come quella notturna del cane di piccola taglia che - dopo averli distanziati in velocità, come nella leggenda degli Orazi e dei Curiazi - affronta separatamente due molossi, tramortendoli entrambi con contorsioni à la Matrix (l’improbabilità della descrizione non toglie nulla alla piacevolezza).
Giudizio in conclusione positivo per un romanzo che merita il titolo che porta. In una edizione raffinata e curata nel dettaglio, dalla grafica di copertina al segnalibro allegato al risvolto.
P. Del Re, Giallo umbro, ed. La lepre, 2012, pp. 227, euro 16.
(«Pagina3», 3 luglio 2012)
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