martedì 3 luglio 2012

La piaga del nucleare/12 (a volte ritornano)

Mi sa che questa è una di quelle volte. Nonostante il referendum abbia nuovamente e giustamente affossato il nucleare in Italia. Nonostante sia avvenuto il tragico incidente di Fukushima che ha fatto piazza pulita di tutte quelle ingenue assurdità sul cosiddetto “nucleare sicuro”. Perché purtroppo il nucleare non finisce di mietere vittime. Non solo all’estero, ma anche da noi.

È recente la notizia (fonte: Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) che sono stati rilevati in Europa livelli anomali di iodio-131. Ad aggravare il dato di per sé già preoccupante, pare che l’isotopo radioattivo non provenga dall’incidente giapponese, bensì da una sorgente europea (tra le indiziate, le centrali del triangolo Austria-Ungheria-Repubblica Ceca). Non si esclude un impianto farmaceutico per la produzione di farmaci radioattivi.
Né mancano altri problemi: lo scorso ottobre un incidente in un impianto per il trattamento delle scorie in Belgio costringe un ispettore delle nazioni Unite e altre due persone a una imprevista esposizione alle radiazioni. Nel frattempo la multinazionale Areva-Socatri viene riconosciuta colpevole di inquinamento delle acque e condannata per l’incidente di Tricastin del luglio 2008; tra le sue colpe, quella di aver dato in ritardo l’annuncio dell’incidente (ma almeno in Francia si seppe; in Italia la notizia non giunse proprio). Inoltre, per i sostenitori non tanto dell’innocuità del nucleare quanto della reversibilità dei danni, si segnala che l’Agenzia per la Protezione Ambientale Scozzese (Sepa) ha stabilito che la contaminazione radioattiva nei dintorni dell’impianto nucleare di Dounreay non potrà mai essere del tutto bonificata: secondo la Sepa è addirittura consigliabile di non fare più nulla perché c’è il rischio di provocare più danni che benefici (tra i contenuti salienti presenziano il cesio-137 e il plutonio-239, dal tempo di dimezzamento di 24.000 anni). Poi c’è il recentissimo incidente francese di Marcoule. Si potrebbe continuare.
Mentre accade tutto questo - e la nostra madre terra assomiglia sempre di più a quegli scenari della fantascienza apocalittica nei quali l’umanità rassegnata si abitua a sopravvivere in mezzo alle radiazioni, alle malformazioni, agli incidenti e al rischio in generale - c’è chi progetta di costruire centrali nucleari su Marte (giuro però che questa non è fantascienza: negli Stati Uniti, mentre la classe media perde la casa con i mutui spazzatura, il Dipartimento dell’Energia investe soldi in questo progetto); altri annunciano la commercializzazione di impianti nucleari a freddo domestici (rigiuro che non sto scherzando) dal 2013. (Complessa e sconcertante poi la situazione del Giappone; ne riparleremo).
Da noi a Caserta, invece, presso la ex centrale del Garigliano, la SOGIN prepara un piano industriale da 198 milioni di euro, che fa sempre più pensare che il nostro deposito “provvisorio” di scorie stia per diventare diventare “definitivo”. Tutto ciò in mezzo alle alluvioni che affliggono l’Italia intera e che ci tengono col fiato sospeso per i livelli dei nostri fiumi, soprattutto vicino alle nostre ex centrali; mentre il nuovo ministro per l’Ambiente, Corrado Clini, va alla radio a dire che “il ritorno al nucleare è un’opzione sulla quale bisognerebbe riflettere molto, perché si tratta di una tecnologia chiave a livello globale”. E le stelle - a debita distanza dalle nostre emissioni, buon per loro - stanno a guardare.

(«Il Caffè», 29 giugno 2012)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano