domenica 10 giugno 2012

L'economia giusta

La scorsa domenica si è conclusa a Caserta la giornata del benessere psicologico, organizzata da quattro giovani professionisti volontari con il patrocinio del Comune. Nel rimarcare quanto l’iniziativa sia lodevole e benvenuta, vorrei aggiungere che se dedicassimo meno risorse alla terapia, investendone di più nel lavoro, nelle pensioni e nella dignità degli uomini, probabilmente avremmo meno malattie mentali da curare. Forse, se più giovani potessero permettersi di offrire una pizza agli amici il sabato sera (senza dover chiedere i soldi a mammà) ci sarebbero meno depressi; forse - dico forse - se ci fossero meno licenziamenti diminuirebbero anche i tentativi di suicidio (che poi - quando fortunatamente falliscono - sfociano in lunghe terapie).

Non lo dico per banalizzare e tanto meno per ridicolizzare la medicina in questione (ho già detto in apertura cosa ne penso); lo dico per evitare che si banalizzino le cause di tanto malessere (che forse, dico forse, potrebbero risiedere anche nei licenziamenti, magari nella semplice minaccia di licenziamento - il caso France Telecom ci avrà pur insegnato qualcosa; ma anche nella povertà e nella mancanza di prospettive - in una parola, nella disperazione). E per ricordare che un’economia ingiusta come la nostra non va criticata per partito preso ma perché provoca danni alle persone.
Come sia fatta la nostra economia lo spiega bene Edmondo Berselli nel suo L’economia giusta (ed. Einaudi, 2012, con la Prefazione di Romano Prodi). Siamo in una situazione (italiana, ma globale) in cui sembra che “la crisi si sia mangiata il futuro”; in cui l’economia mostra ad ogni passo di più il suo volto criminale (e ciò nonostante, le destre neoliberiste continuano ad avere la meglio in ogni dove - eccetto in Francia, per il momento); in cui basta farsi “imprenditori della paura” per dominare la scenza politica cavalcando il malcontento e l’incertezza.

L’economia liberistica globale si fonda sull’ingiustizia, quando non sul crimine. Ma quale ricchezza può esserci, se manca la giustizia?

Un’economia giusta tuttavia può esistere, secondo Berselli, ed è basata sulla solidarietà che da sempre ha ispirato (tra le altre) la dottrina sociale della Chiesa cattolica (ampiamente citata nel testo) e sul radicale ridimensionamento delle aspettative di consumo personali e collettive (più che altro si tratta di uscire dalla detestabile propensione al possesso del superfluo; e dalla impossibile pretesa di produrre sfrenatamente all’infinito). Ecco i punti da cui ripartire: fare i conti più onestamente con le reali possibilità del sistema produttivo e del pianeta; rimettere le esigenze dell’uomo al centro dell’economia; ripensare una politica internazionale basata sulla sobrietà e sulla stabilità.
Punti che mi piacerebbe indicare - se non oso troppo - al nostro Sindaco, il quale ha affermato di voler puntare sull’innovazione a Caserta; ecco, che siano queste le novità di Caserta (invece delle solite ritrite sciocchezze tecnologiche e “virtuali”): lavoro per i giovani (tanto e per tutti quelli che lo vogliono), prospettiva politica a lungo termine condivisa con tutti i partiti e con la cittadinanza, dignità per tutti coloro che calcano il suolo casertano (con o senza permessi e affini: che la loro dignità di uomini e di ospiti venga per noi prima di ogni altra cosa).
Queste sì che sarebbero novità. Ho letto poi che Caserta è stata anche candidata al titolo di “Capitale europea per la Cultura”. E allora, visto che ormai siamo in ballo, tanto vale ballare bene: sia questa la cultura che Caserta vuole promuovere verso quelli che non la apprezzano, non la conoscono o l’hanno dimenticata. Una cultura fatta di solidarietà concreta e continua, basata su una visione economica che poggia i piedi sulla giustizia (e non sul profitto: magari proprio quella “economia giusta” di cui parla Berselli). Non so se crederci; ci spero. Chissà: magari un giorno, a proposito della nostra città, potremmo avere qualcos’altro di cui parlare ai nostri figli, oltre alla Reggia.

(«Il Caffè», 1 giugno 2012)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano