mercoledì 9 novembre 2011

A. Accattino, I vantaggi della difficoltà - L’ordine spontaneo, ed. Mimesis, 2011.


Il dire che s’avvicina all’indicibile e non soccombe finisce per prorompere in un’esclamazione di non più sole parole. E il pensiero che sfugge ai termini del dire arriva a dover fuggire dai termini del pensare, dai suoi stessi termini: il pensare si fa impensabile, qualcosa che è tutto meno che assenza di pensiero
I vantaggi della difficoltà, di Adriano Accattino (poeta, autore di diversi libri e direttore di varie riviste di scrittura e di cultura) non è il libro più immediatamente comprensibile che si sia mai letto. Parla di un uomo “nuovo”, o meglio di un uomo “dai sensi nuovi”, così descritto:
l’uomo che s’avvia alla realtà e prende la realtà; l’uomo che lascia la realtà irreale per incontrare la realtà reale e ne accoglie tutta la difficoltà e cerca di adeguarsi e di assecondarla: ecco l’uomo dai sensi nuovi. Un uomo che allontana la tentazione di semplificare e di ridurre alle proprie modeste dimensioni; un uomo che piuttosto si ritira e s’allunga verso le altezze.
Un libro che parla di “un viaggio senza fine”, quello dello sviluppo delle umane possibilità (impresa senza limiti e mai del tutto appagante), di cui l’autore non può dare conto esaustivamente, ma solo alludendovi: egli riconosce di “intravedere” le possibilità dell’uomo e non di “vederle” o addirittura di “pre-vederne” gli esiti. Per questo il dipanarsi del ragionamento - il cui linguaggio sa essere ipnotico, suggestivo, forse perfino affascinante - lascia il lettore con una sensazione di incompletezza: il richiamo all’uomo nuovo ha il sapore di una terra promessa più che di un approdo all’orizzonte. Ma forse, questo è il più grande compimento dell’opera di Accattino, che non intende formulare l’ennesimo sistema metafisico in sé coerente da applicare alla realtà, bensì aspira a esprimere un invito a impossessarsi della propria libertà e a sfruttarla in maniera inedita e ambiziosa.
In certi passaggi - va riconosciuto che l’autore possiede doti di affabulatore - sembra di essere avvolti nell’atmosfera di certi film di Cronenberg: come in Videodrome, ci si sente paralizzati di fronte alla voce - eccitante e minacciosa - che ripete “lunga vita alla nuova carne”. In Accattino manca, fortunatamente, il finale tragico; ma non manca la sensazione di venir sospinti passo dopo passo verso una realtà immaginata completamente nuova, nebbiosa e terribile, cui tuttavia è difficile opporre un convinto e secco “No”.
Il linguaggio ha qualcosa di informale, tipico della moderna filosofia “pop”, come in questi passaggi:
pensare è l’ossigeno che gonfia la gomma elastica dell’essere: senza di esso l’essere sta misero e accartocciato come un pallone sgonfio,
oppure:
in sostanza, l’elaborazione delle idee può favorire la vita e la convivenza che compaiono sulla terra, oppure può piombarci sopra in forma precostituita. Nel primo caso dev’essere di continuo incoraggiata, mentre si modella sul corpo sociale in moto; nel secondo caso alla convivenza viene applicato un pacchetto teorico, già inadeguato quando lo si estrae dal cellofan (dal libro L’ordine spontaneo).  
Eppure non si può parlare proprio di pop in quanto, nonostante si prenda le mosse più dal quotidiano che dalla critica del pensiero filosofico tradizionale - del tutto assente - l’esperienza di riferimento non è quella condivisa da più individui di una certa cultura e società, bensì quella instancabilmente egotistica dell’autore.
Radicalmente antimetafisico, dall’anima nietzschiana (ma disilluso nei confronti della volontà e della possibilità dell’uomo di incidere concretamente sul mondo e sul suo stesso destino, cui riconosce un ruolo irrinunciabile ma minimo), Accattino esorta a non idolatrare la razionalità e a riconoscere orizzonti di consapevolezza più ampi e ricchi di quelli cui facilmente ci si abitua.
I due libri citati appartengono a un’opera in 32 volumi edita da Mimesis, dal titolo “Un salto nell’alto”, della quale sono già apparse cinque pubblicazioni.

(«Fronesis», anno 7, numero 13, gennaio-giugno 2011)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano