lunedì 20 giugno 2011

John S. Bell, Dicibile e indicibile in meccanica quantistica, ed. Adelphi, 2010


>Dicibile e indicibile in meccanica quantistica (di seguito MQ) è un libro di filosofia della scienza. Nel senso del genitivo soggettivo: è un libro di filosofia scritto da uno scienziato, e dei più grandi: John Stewart Bell, autore del celebre teorema di non località della MQ che porta il suo nome. Questo libro è uno dei tanti felici casi in cui uno specialista (nel caso di Bell, un fisico delle particelle) si interroga circa i fondamenti metafisici delle cose che studia e del metodo che utilizza per farlo, riuscendo a illuminarli in maniera esemplare e inedita. Ciò accade non perché si possa davvero dire che i più grandi filosofi del secolo scorso siano stati degli scienziati (come ha scritto Enrico Bellone in un suo editoriale di qualche anno fa), bensì perché quasi sempre non c’è miglior interpretazione dell’autointerpretazione; ed anche perché, come pensava Heisenberg, è proprio nei punti di intersezione fra conoscenze diverse che nascono le più grandi intuizioni.

Dicibile e indicibile in MQ è un classico della storia della scienza che meriterebbe di rientrare in ogni biblioteca di fisica e di filosofia della fisica. Che raccoglie - come ricordano gli autori della guida alla lettura del testo (pp. IX-XXVIII), Rodolfo Figari e Giuseppe Trautteur, la quasi totalità dell’opera di Bell in ambito fondazionale; e che, per la preminenza data allo sviluppo discorsivo del ragionamento e agli aspetti più qualitativi ed epistemologici, può rivolgersi agevolmente anche al lettore non specialista (che avrà semplicemente cura si saltare la trattazione matematica, comunque non preponderante).
Volume che è a sua volta una guida alla MQ, per la sua capacità di procedere per gradi attraverso tutte le difficoltà della disciplina, dalle prime definizioni agli scogli su cui si infranse Einstein (cfr. ad es. il capitolo dedicato al paradosso EPR), fino alle questioni più controverse e tutt’oggi dibattute. Perché se da un lato è vero, come disse Feynman con una (purtroppo vera) boutade, che “nessuno capisce la MQ”, dall’altro è vero anche che non tutto della MQ è incomprensibile. Esiste un indicibile, ma anche un dicibile. Ad esempio, si può (e si deve) dire che la scienza progredisce insieme alla metafisica: “non c’è metafisica senza fisica, né fisica senza metafisica” scriveva nel 2005 il filosofo catalano Raimon Panikkar, riprendendo un tema già caro ad Einstein e allo stesso Bell (qui, alla p. 289: «Einstein diceva che è la teoria a decidere ciò che è “osservabile”. Penso che avesse ragione - l’“osservazione” è una faccenda complicata e condizionata dalla teoria»).
Con il “penso” della citazione Bell allude a un problema evidentemente ancora aperto, ma non di meno a una posizione da lui presa dichiaratamente a favore del connubio tra scienza e metafisica (tra esperimento e teoria, se si preferisce, o tra la realtà e la nostra visione della realtà). E al contempo prelude agli aspetti più tecnici, che l’autore maneggia in questo libro con la perizia del luminare ma con la chiarezza del divulgatore. In una bellissima edizione rilegata a filo della collana “Biblioteca scientifica”, con una Introduzione di Alain Aspect, l’insigne fisico francese che con un suo esperimento ha “dimostrato” i risultati teorici di Bell.

(«Galileo», 20 giugno 2011)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano