lunedì 6 settembre 2010

Berlusconi? Io lo voterei...

Io Berlusconi lo voterei.
Lo voterei, se facesse una bella campagna a favore della libertà di stampa, magari - perché no? - con uno slogan smargiasso alla Di Pietro: “Intercettatemi!”. Ma lo voterei anche se facesse una legge restrittiva delle intercettazioni, ad esclusione però dei politici e di tutti quelli che ricoprono cariche pubbliche su nomina diretta. Ecco la proposta: si tuteli la privacy dei cittadini, ma si intercettino tutti i mafiosi, tutti i terroristi, tutti i politici (cioè tutte le categorie da cui i cittadini possono ricevere il danno maggiore). Così, lo si sa prima: chi vorrà fare il deputato o il sottosegretario alla protezione civile, sa già che il suo telefono sarà automaticamente messo sotto controllo, per il solo fatto di esser stato nominato. 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno. Un Berlusconi così lo voterei.

Io Berlusconi lo voterei. Se solo...

Mi dicono che ho un pregiudizio contro Berlusconi perché sono comunista. Ma io ho raggiunto l’età della ragione all’epoca del Drive In con Gianfranco D’Angelo, quando in radio infuriava lo scontro tra i Duran Duran e gli Spandau Ballet, e per le strade volavano insulti (talora con rissa) tra paninari e metallari. Il comunismo non l’ho mai conosciuto da vicino (e quel poco che la storia mi ha mostrato dell’esperienza in Russia, Cambogia, Cecoslovacchia non mi ha certo entusiasmato) e comunista proprio non potrei dirmi. Voterei Berlusconi se dicesse: io sono un liberale ma rappresento tutti gli italiani; sono un imprenditore ma rappresento tutti i lavoratori. Per questo spazzo via ogni conflitto di interesse, rinunciando fin d’ora a tutte le mie attività imprenditoriali, per dedicarmi esclusivamente alla politica (approvando subito una legge che potrebbe chiamarsi “legittimo impedimento a svolgere l’attività economica privata, fino alla scadenza del mandato elettorale”). Un Berlusconi che si liberasse di tv, radio, stampa periodica, editoria e di ogni altra impresa personale, io lo voterei. E se a ciò aggiungesse anche la soppressione di quella “porcata” di legge elettorale che ci ritroviamo, magari dicendo: “niente più liste bloccate. Il popolo sia davvero sovrano, sempre, e non solo quando serve a legittimare un voto illegale” (ogni allusione all’affaire Cota è assolutamente non casuale), ebbene, lo voterei ancora più volentieri.
Dicono che avverso Berlusconi perché il suo governo “sta finalmente mettendo ordine” nella Pubblica Amministrazione, e io mi sento penalizzato perché ci lavoro. Ma non è così. Se Berlusconi dicesse: “i processi devono essere più brevi; per far questo, potenzierò la magistratura di tutta Italia raddoppiando i bilanci dei tribunali in termini di uomini e mezzi”, lo voterei. Apprezzo sempre la lucidità e la coerenza nel ragionamento, da qualunque parte provenga: chiedo di più, quindi do di più. Dico davvero: lo voterei.
Dicono che non voto Berlusconi perché mi è antipatico e si circonda di gente che (per qualche motivo, o addirittura senza) mi è antipatica. Ma non è vero. Se Berlusconi dicesse: via dal parlamento e dal PDL tutti i condannati in primo grado (non i semplici indagati, si badi: i già condannati), io lo voterei, indipendentemente dai nomi e dall’appartenenza politica dei silurati. A cominciare, va da sé, dai condannati in appello (e per mafia, come Dell’Utri).
Insomma, io non ho niente contro Berlusconi in quanto Berlusconi, né contro il PDL e nemmeno contro il centrodestra in generale. Io Berlusconi lo voterei: ma dovrebbe essere molto, molto diverso da com’è oggi. Ora l’ho detto, e non posso più tornare indietro: io sono disposto a votare Berlusconi. È in ballo il mio voto: se gli interessa, può farci un pensierino.

(«Il Caffè», 3 settembre 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano