lunedì 24 maggio 2010

La piaga del nucleare/3

Tanto di cappello agli eminentissimi scienziati che poche settimane fa hanno firmato la lettera a favore del nucleare, indirizzata al segretario del PD Bersani. Tra i molti illustri nomi spiccano quelli di Umberto Veronesi e Margherita Hack.
Il nucleare non è né di destra né di sinistra
si legge nel documento e quindi non bisogna demonizzarlo. Dal basso della nostra poca scienza poniamo oggi dieci domande a questi signori; domande che ci terrorizzano, ma circa le quali confidiamo loro possano scientificamente tranquillizzarci.

1. È vero che il tasso leucemie e di mortalità per malattie tumorali e direttamente proporzionale alla vicinanza agli impianti nucleari?
2. È vero quanto reso noto da "Medici per l'Ambiente-ISDE Italia", che
nel normale funzionamento di qualsiasi centrale nucleare (anche in assenza di incidenti o fughe radioattive) vengono inevitabilmente e obbligatoriamente prodotte e immesse nell'ambiente esterno una serie di sostanze radioattive, che entrano anche nella catena alimentare dell'uomo?
3. È possibile confinare in sicurezza (senza ricadute letali per le generazioni future dei prossimi 100.000 anni) le scorie radioattive? Come mai ad oggi non un solo grammo di scorie è stato messo in sicurezza in nessun Paese del mondo?
4. È possibile scongiurare disastri di proporzioni simili a quelli di Chernobyl o di Three Miles Island?
5. Già attualmente (senza costruire nuove centrali) stiamo consumando più uranio di quello che estraiamo. Presto i giacimenti si esauriranno: non stiamo forse preparando oggi, in tempo di pace, la futura guerra per la prossima "risorsa scarsa"?
6. Se si ammette che il nucleare è la risposta alla domanda di energia, come si potrà legittimamente negarlo a quesi paesi (si pensi all'Iran) che ne fanno e sempre più ne faranno richiesta?
7. Data la prossimità fra nucleare civile e militare, non c'è il rischio di dover ricorrere a una eccessiva militarizzazione del territorio (diminuendo così significativamente gli spazi della gestione democratica)?
8. È razionale investire cifre colossali per una energia così tanto prolematica e controversa, quando è risaputo ad esempio che utilizziamo solo una infinitesima parte dell'energia che il Sole invia sulla Terra?
9. Come è possibile che la scienza si schieri a favore di una tecnologia datata, e non di una fiorente e promettente come l'energia alternativa? Dov'è finita la curiosità dello scienziato?
10. Abbiamo veramente bisogno di tutta questa energia? O si può (e si deve, vista anche la nostra oggi innegabile incapacità di fatto di ottenere una crescita infinita da questo nostro pianeta finito) aspirare a uno stile di vita più sobrio e ugualmente razionale ed efficiente?

Chiediamo a questi luminari di giustificare, rispondendo alle domande, quanto affermano nella lettera, cioè che "non è in alcun modo giustificata l’avversione al reingresso dell’Italia nelle tecnologie nucleari". Quando avremo appreso che il nucleare è pulito, non pericoloso, non dannoso per la salute, per l'ambiente e per le generazioni future, allora ci sentiremo tranquilli e la smetteremo di demonizzarlo. Perché non vorremmo scoprire, quando sarà troppo tardi, quello che abbiamo sempre creduto: che spesso le cose vengono demonizzate perché hanno le corna.

(«Il Caffè», 21 maggio 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano