domenica 9 maggio 2010

Creativo dalla faccia tosta. Intervista a Wil, «NonLeggerlo»

Wil NonLeggerlo, 27 anni. Professione: blogger. Si può dire così?
Eccomi qui, un saluto a tutti. Si comincia così no? Professione blogger? Certo che lo puoi dire, squattrinato, sottoremunerato, digitalmente sfruttato, ma sì, a grandi linee potrebbe starci.

Blogger: una professione, una passione o una vocazione?
Io ti posso dire che ho incominciato per sfidare la mia proverbiale pigrizia, un problema credo genetico, nel pomeriggio soleggiato del 21 aprile 2008. Da lì non ho più smesso. Di questo ancora non mi capacito. Quando iniziai l'obiettivo era quello di scrivere un po' di tutto, e male ovviamente, arte, moda, tecnologia, politica. Ma toh, Berlusconi si era appena ripreso il Paese, per la terza volta (!?), era salito s'un Predellino e bye bye a tutti quanti. Ho sentito subito la passione per lo strumento, di Lodo Alfano in bocciatura di Lodo Alfano. Beh, sì, forse c'era un po' di vocazione. Vallo a capire.

Nel blogging sembra essere fondamentale la rapidità: in pochi minuti si concepisce uno scoop, si annuncia l'indagine, si dà la risposta. Come passa la giornata un blogger?
La giornata da blogger è all'insegna della casualità totale. Posso essere a casa o in giro per i miei impegni, che nulla hanno a che fare con Nonleggerlo, e poi bang!, m'imbatto in una notizia, in una segnalazione, in un filmato, in un audio, in qualsiasi cosa che faccia scattare la molla della scrittura, e vado di getto. L'altro giorno ho postato sulle parole di Berlusconi in Consiglio dei Ministri da una chiesetta sperduta tra le montagne friulane, dalla macchina e con una connessione gprs extra-pacco. Un paio di settimane fa sono stato il primo a smontare uno "scoop" del «Nouvel Observateur» su Roberto Saviano: stavo dando sul terrazzo un aggrappante per preparare il pavimento alle nuove piastrelle, tutto zozzo, ma tra una pausa e l'altra indagavo sulla cosa. Ho chiesto a Saviano cosa stesse succedendo, e subito dopo mi ha risposto smentendo la versione dei francesi. Quelli del «Nouvel» mi hanno telefonato per capire quali informazioni avessi, e dopo 10 minuti aggiungevano una postilla al loro articolo che rimetteva a posto le cose. Qualcosa di inconcepibile fino a pochi anni fa, la rete in questo è magnifica.

Quante e quali fonti consulta quotidianamente un blogger? In quante lingue diverse?
Ho avuto la fortuna di crescere con i quotidiani in casa, mio zio portiere di notte in un bell'albergo di città ogni mattina mi portava Repubblica, e a volte il Corriere, freschi di stampa e soprattutto gratis. Da lì è nata la mia passione per l'informazione, da quindicenne o giù di lì. Se non fosse stato per mio zio, forse oggi non sarei un blogger, e questo è il pezzo strappalacrime dell'intervista. Quindi, la mia giornata parte dai quotidiani. Ne compro ogni giorno, 1, 2, 3, nei giorni caldi anche di più, poi magari nemmeno li leggo. Potrei trovare tutto Online, ma il profumo della carta, la ritualità dell'edicola per me sono fondamentali. Se riesco mi piace anche spararmi la rassegna stampa di Radio 24 o Radio Radicale, e poi via di Web. Blog, quotidiani online (li guardo più o meno tutti, soprattutto vado alla ricerca degli articoli delle versioni cartacee), e poi segnalazioni dei lettori, ricerche, qualche telefonata, diciamocela tutta, è un gran casino. Sì, do spesso un occhio anche alle prime pagine dei quotidiani stranieri (spesso superficialmente, non essendo particolarmente attrezzato linguisticamente), in particolare passo Inghilterra, Usa, Francia, Spagna e Germania, con i grandi classici.

Il blogging è un'attività che richiede impegno e attenzione. Con quali risorse economiche si sostenta un blogger?
Questo è un punto abbastanza dolente. Ho lasciato perdere la classica pubblicità di Google, ho qualche lettore che crede nel mio lavoro e mi sostiene con la donazione via Paypal o via Bonifico. Per fortuna il blog sta crescendo, e man mano mi arrivano richieste di pubblicizzare determinati prodotti, o marchi. Non basta a viverci, ammortizzo soltanto una piccola parte delle spese. Non pensavo, ma tra connessione, hardware, software, bollette varie, quotidiani, riviste, libri e ore di lavoro i costi sono davvero rilevanti. Comunque piangersi addosso non serve, sta a noi blogger trovare nuove forme di sostentamento, c'è un mondo là fuori, ed un pubblico che ci segue, qualcosa inventeremo.

Che differenza c'è con il giornalismo propriamente detto (dal quale puntualmente il blogger prende le distanze nell'immancabile Disclaimer)?
In Italia le distanze sono ancora importanti, ma credo che Blogger e Giornalisti si debbano integrare a vicenda, ad ognuno il suo, ecco. Credo al giornalismo tradizionale, e lo adoro, e adoro ciò che fanno alcuni blogger, provocando, scavando, insistendo laddove certi quotidiani non possono o non vogliono andare. Noi blogger siamo più soli, attaccabili, esposti, in un secondo possiamo ritrovarci senza blog e pagina Facebook, senza spiegazione alcuna, cosa che mi è realmente successa. Ma siamo anche più liberi.

Cosa hanno in comune, invece, il blogger e il giornalista (oltre al fatto di farsi involontariamente dei nemici)?
La curiosità. La faccia tosta. La presunzione che il proprio lavoro cambierà le cose.

Ha mai deciso di censurare una fonte pervenuta al Suo blog?
Oddio, in questo un blog non è accostabile alla classica redazione giornalistica. Pubblico solo ciò che voglio io, quindi... A volte mi è capitato però di cancellare o filtrare alcuni messaggi particolarmente offensivi, o contenenti minacce nei miei riguardi.

Un blogger deve saper leggere e scrivere; aver grande dimestichezza con internet e i suoi strumenti; conoscere l'html a un livello almeno medio. Cos'altro è necessario?
Creatività. Creatività. Creatività.

Quale piattaforma: Blogger, WP, ecc.? Che differenza fa la tecnologia rispetto al risultato finale?
Come spesso accade è il contenuto ad essere determinante, non il contenitore. Io uso Blogger, semplice ed immediato. Non molto chic, ma ci si può divertire, rendendolo meno "standard".

Quanto è importante per un blogger riuscire a catturare l'attenzione dei lettori su una gran quantità di spazi (FB, Twitter, BlogBabel) oltre a quello della mera pagina del proprio blog?
È importante, ma dev'essere una naturale conseguenza di un lavoro di qualità svolto sul proprio blog. Tutto parte da lì, per poi diramarsi all'esterno. I social network possono veicolare un articolo a grande velocità, creare dibattito, interesse. Ma ancor più importante è essere credibili, costanti, fantasiosi, e perché no essere citati da altri media e da siti famosi.

I blog che più hanno successo nella rete sono quelli che più sono lontani dalla definizione della Wikipedia: "sito internet, generalmente gestito da una persona o da un ente, in cui l'autore pubblica più o meno periodicamente, come in una sorta di diario online, i propri pensieri, opinioni riflessioni, considerazioni". A pochi interessa il diario di uno sconosciuto, mentre a molti interessa un blog tematico vivace e denso di novità (dove ci sia meno spazio per la riflessione rispetto all'aggiornamento).
Già, quella definizione appare obsoleta, macchinosa. I blog più seguiti sono quelli che riescono a scavarsi una propria nicchia, tra risate, cattiverie, scoop, follia creativa, qualsiasi sia l'argomento. E sì, anche il "diario di uno sconosciuto", se fatto bene, può avere successo.

Sembra che oggi per avere successo un blog debba per forza parlar male della destra di governo. È così? Perché?
Certo chessì! È magnifico parlare male di questo Governo, la quantità di materiale fornita è enorme, c'è solo l'imbarazzo della scelta. Ma farlo bene non è semplice, ci vuole intuito, bastardaggine, ma soprattutto pazienza: bisogna documentarsi, studiare le leggi, gli archivi, rendere masticabili e divertenti concetti di per sé pesanti, difficili. E comunque sarebbe di una noia mortale dedicarsi quotidianamente a questa opposizione, per certi versi peggio dei partiti di Governo, noiosa, incapace, vecchia, immobile. Non merita la nostra attenzione.

In definitiva, qual è il segreto del successo di un blog di successo? È insomma vero che "chiunque può diventare un blogger di successo"?
La rete è estremamente meritocratica, tutti possono diventare blogger di successo, pochissimi lo diventeranno. Ma non devi chiedere a me, il mio è un pessimo blog, per questo raccomando di non leggerlo.

(10 maggio 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano