mercoledì 16 dicembre 2009

Il piano eversivo


di Concita De Gregorio

Ecco che cosa è irresponsabile. Mentire. Dire spudoratamente come fa Il Giornale a caratteri cubitali che «era tutto organizzato». Utilizzare il gesto di una persona che non sta bene (dov'era la sicurezza, dove stava guardando?) per criminalizzare ogni forma di critica e di dissenso, in definitiva mettere le premesse per uno stato di polizia dove diventi difficile, meglio se impossibile, manifestare, esprimere il proprio pensiero anche in modo aspro come avviene in ogni paese democratico.
Non c'è nessuno bisogno di leggi speciali, basta applicare quelle che ci sono. Non serve lo scudo fiscale, basta inasprire i controlli e far pagare le tasse. Non serve oscurare internet, basta usare gli strumenti che esistono per bloccare chi ingiuria. Chiudere internet equivale a spaccare il termometro per curare la febbre. Il problema, al solito, non è chi commenta ciò che accade: il problema è ciò che accade, e non basterà blindare le piazze e oscurare i siti perché i fatti cessino di esistere. Sarà solo molto peggio. Servirà ad esacerbare gli animi a provocare - così sì, così davvero - tumulti. Non occorre abolire i processi o ridurli al lumicino, basta sottoporsi ai giudizi. Se viaggio costantemente contromano e mi multano 2500 volte non sono perseguitata dai vigili urbani. Ho due possibilità: dimostrare che non ero alla guida oppure pagare la multa. La regola esiste, cambiare le leggi in corsa significa mandare agli italiani il messaggio che chi può - solo chi può, certo - fa come gli pare. Fessi gli altri. Si attrezzino a diventare molto ricchi e potenti o si illudano che basti attaccarsi al carro di chi lo è. Irresponsabile è scardinare le regole perché è più comodo, si va più veloce, che noia questo Parlamento, che zavorra questi processi, che tormento questa stampa. Eliminiamoli.
Non serve cambiare la Costituzione, basta rispettarla. Rispettare la Carta, i poteri, la magistratura, il capo dello Stato, l'opposizione. Non dire un giorno sì è l'altro pure che il tricolore va nel cesso, l'opposizione è cogliona, i giudici eversivi, il capo dello Stato fazioso. Non far finta che si sia agli anni di piombo, evocare come ha fatto ieri Cicchitto il terrorismo e i mandanti morali e intanto, con l'altra mano, mettere la fiducia su una Finanziaria che restituisce alla mafia i beni sequestrati. Questo sì è irresponsabile, pericolosissimo, criminale. Evocare il terrore per far carne di porco delle norme minime di convivenza, della discussione tra chi ha idee diverse e non per questo deve essere additato come assassino facendo di ogni erba un fascio: confondendo la violenza con l'obiezione legittima, Tartaglia con Rosi Bindi e guai a chi si azzarda a dire sillaba. Non siamo agli anni di piombo, Cicchitto. Siamo caso mai sempre alla P2. Siamo davanti a un disegno chiarissimo. Titolava ieri Libero: la Procura di Palermo non s'arrende. Ecco il punto: barattare il duomo in faccia con il colpo di spugna. Un folle lo ha ferito, emergenza nazionale, si azzerino i processi. C'entra? Non c'entra. Ai processi si va, si dibatte. In Parlamento si va, ci si sottopone al voto. Anche in piazza si va. A criticare, a far comizi. Nel caso dei comizi, possibilmente, con un buon servizio d'ordine. Di questo, in un paese normale, si parlerebbe oggi. Di come garantire la sicurezza e la civiltà nel confronto, non di come eliminarlo.

(«l'Unità», 16 dicembre 2009)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano