
«Cosa Nostra ha condannato a morte l’Ufficiale dei Carabinieri. Quest’uomo doveva essere - nella migliore delle ipotesi - rapito, torturato e quindi ucciso. Cosa Nostra non dimentica. L’ha dimostrato con Falcone e Borsellino».
M. TORREALTA, Ultimo. Il capitano che arrestò Totò Riina, ed. Feltrinelli (dalla Prefazione di Ilda Boccassini)
M. TORREALTA, Ultimo. Il capitano che arrestò Totò Riina, ed. Feltrinelli (dalla Prefazione di Ilda Boccassini)
Il capitano Ultimo è l’ufficiale dei carabinieri che ha catturato personalmente Totò Riina, al termine delle indagini della sua squadra - Crimor, dedita alla lotta alla criminalità organizzata. Delle imprese, dei metodi e dei successi suoi e della sua squadra si parla nel bel libro di Maurizio Torrealta, Ultimo. Il Capitano che arrestò Totò Riina, con la prefazione di Ilda Boccassini (ed. Feltrinelli). Si parla del lavoro di un reparto speciale dell’Arma - i cui membri si definiscono soldati, guerrieri di quella vera e propria guerra in atto con Cosa Nostra (p. 16) - che il rischio se lo va a cercare, seguendo le piste dei latitanti, effettuando pedinamenti ininterrotti per settimane, intrufolandosi nelle case dei superricercati per piazzare le microspie grazie alle quali, l’indomani, potrà essere spiccata l’accusa di associazione mafiosa. A rischio della vita, ovvio. Il rischio dei giudici Falcone e Borsellino - di cui molto si parla nel libro - del generale Dalla Chiesa e di tutti quelli che, per combattere la mafia, si lanciano in una lotta a due nella quale la sconfitta è definitiva, inappellabile e senza rivincita.
Il capitano Ultimo è un eroe? mi sono chiesto. Poiché non esistono eroi “in generale”, mi rispondo di no. Eroica può essere forse definita la cattura di Riina, che Ultimo affrontò corpo a corpo immobilizzandolo in una coperta di lana, prima di spingerlo nella volante. Tuttavia non è su questo che vorrei soffermarmi, ma su una notizia del 16 ottobre scorso: potrà sembrare incredibile, ma al capitano Ultimo è stata tolta la scorta. Senza motivo. Anche se in realtà, il motivo è più che evidente: la nostra epoca non ama l’eroismo vero. Preferisce far morire un po’ di gente, per lo più in maniera stupida e inconcludente, e organizzare poi una cerimonia di stato in cui si parli di sacrificio e, ovviamente, di eroismo. Una prece.
(«Il Caffè», 30 ottobre 2009)
