sabato 4 luglio 2009

Ridere bene per arrabbiarsi meglio

Qualche settimana fa il Direttore di questo giornale – commentando quella specie di reality a cielo aperto costituito dalla lunga serie delle gaffe di Berlusconi – scriveva: «dite che all’estero ci ridono appresso? Beati loro, a noi non resta che piangere». Che all’estero ci ridano appresso, purtroppo è vero (e per averne un’idea si può visitare il sito www.italiadallestero.info, selezione della stampa di più di cinquanta paesi tradotta da italiani residenti all’estero). Ed è vero anche (si può dire “ancora più purtroppo”?) che sul piano politico c’è poco da star di buonuomre; eppure c’è qualcuno che ogni tanto una risata dal petto riesce ancora a strapparcela.
Sto parlando di Vauro. Del vignettista di “Cuore”; sospeso da Annozero per una vignetta definita “offensiva” e “di cattivo gusto” sul terremoto in Abruzzo dello scorso aprile; che ha pubblicato di recente un libro che raccoglie le migliori centoventi vignette per il quotidiano “il manifesto” dal 2000 al 2008.
Nel libro ce n’è per tutti: per la destra, per la sinistra e anche per la Chiesa (che, messe di fila, formano il titolo della raccolta). Per Berlusconi ce n’è – è ovvio – più che per chiunque altro: come nella vignetta di p. 24, del 6 maggio 2003, appena dopo il “Lodo Maccanico”, dove ci sono due carabinieri di fronte a Berlusconi e uno fa: «È intoccabile». Al che l’altro: «Esagerato: fa solo un po’ schifo!». Ma ce n’è anche per Fini, ritratto il 14 gennaio 2004 con un candelabro in mano. Il titolo è «27 gennaio: giornata della memoria». E la didascalia, che indica Fini: «Vi ricordate chi è?».

Ridere e piangere non sono poi così lontani.
«Buon divertimento e buona incazzatura».
VAURO, La destra, la sinistra, la Chiesa, ed. Manifestolibri

Non mancano del resto Fassino e Rutelli, protagonisti indiscussi della sezione dedicata alla sinistra. A p. 65 (13 febbraio 2004) un manifestante porta un cartello con su scritto: «No alla guerra senza se e senza ma»; dietro di lui, Fassino porta un cartello con un grande «SE», Rutelli uno con un grande «MA». Né si risparmiano battute caustiche alla Chiesa cattolica, come quella del 12 maggio 2007, intitolata «Family Day», nella quale una donna con due figli dice al marito: «Ci saranno un sacco di preti». E lui: «Dici che è meglio se lasciamo a casa i bambini?» (p. 122).
A volte ridere e piangere non sono poi così lontani, magari semplicemente si trovano un po’ sfalsati nel tempo, come ci ricorda Loris Campetti nella sua introduzione, che chiude con: «Buon divertimento, e buona incazzatura» (p. 10). È la forza della satira, e di Vauro, che voglio celebrare ricordandone un’ultima vignetta, dei tempi della corsa al riarmo nucleare da parte del Pakistan. Ci sono due tizi, uno di fianco all’altro: il primo completamente incenerito, con in bocca ciò che rimane di un grosso spinello. Il secondo gli chiede «Che cos’era?»; e lui: «Pakistano».

(«Il Caffè», 3 luglio 2009)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano