Un mare di luppolo, secondo episodio della saga Der Code Knacker (ed. Il Prato) si apre come l’episodio precedente, con una confessione della vittima. E il lettore assume subito una ben precisa consapevolezza: non vi sono innocenti, in questa storia, ma solo colpevoli. Anche il protagonista, ispettore della polizia austriaca, è colpevole: di aver ceduto alle lusinghe della collega, Anna Fischer, e di aver così messo a rischio la carriera di entrambi (motivo per cui lei si è vista costretta a chiedere il trasferimento a un altro ufficio). Il caso stavolta è sconcertante. Al birrificio Hegel è stato appena ritrovato il corpo nudo di un uomo, gonfio in viso e in via di decomposizione; e, a dispetto del nome roboante, sembra esserci ben poco di razionale: l’afrore della fermentazione del malto si somma a quello del cadavere, e al nuovo collega di Steiner, Saul Liebermann, belloccio e ambizioso, viene da rimpiangere la tranquillità dell’ufficio…
Dopo La ragazza bambola, una nuova indagine per Hans Steiner, nato dalla fantasia di Norah Gelbe, autrice ancora misteriosa di cui nessuno conosce l’identità, se non il suo personaggio principale: Der Code Knacker, il decifratore di enigmi, come lui viene chiamato dall’intero dipartimento di polizia. Separato, fin dalla prima avventura, e qui felicemente fidanzato, l’indagine si svolge fra l’Austria e l’Italia, fra una Salisburgo fintamente tranquilla e una Venezia che dietro i fasti eternamente carnascialeschi cela un brulichio di traffici pedopornografici via web che Anna cerca di sventare. Dal ritmo sostenuto e ben congegnato, Un mare di luppolo è un romanzo (per ora disponibile solo in versione digitale; mentre il primo è già distribuito su carta) che tiene col fiato sospeso fino all’ultima rivelazione. Consigliato.
Norah Gelbe, Un mare di luppolo, ed. Il Prato, 2018.
(«Pagina3», 14 aprile 2018)
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