Constance Fenimore Woolson, pronipote dell’autore de L’ultimo dei Mohicani, James Fenimore Cooper, e a sua volta scrittrice, alla soglia dei quarant’anni ha le idee molto chiare: ama viaggiare, non vuole sposarsi e Henry James è il suo scrittore preferito. Anzi, qualcosa di più: al punto che, dopo avergli scritto diverse lettere, lo raggiunge a Firenze. È il 1880, la madre della donna è morta l’anno prima e Constance non ha più legami insormontabili con la patria americana; ha già pubblicato brevi saggi e racconti su riviste importanti, un libro per bambini e una raccolta di racconti: quale luogo migliore dell’Italia per lasciarsi ispirare i suoi romanzi a venire? Vista la sua insistenza, James finisce col cederle e i due cominciano a frequentarsi: nessun legame sentimentale, né pianificato né estemporaneo, solo un’amicizia sentita ma sbilanciata dal lato di lei (per la freddezza e forse l’opportunismo di James). A più riprese i due si separano e si rincontrano (a Roma, Parigi, Londra), per poi ritrovarsi, nel 1886, a Villa Castellani, sulla collina fiorentina di Bellosguardo, che Constance ha affittato insieme all’adiacente Villa Brichieri-Colombi, per permettere al suo amico una permanenza vicina ma anche indipendente. Poi qualche incomprensione, qualche scorrettezza e infine il peggio: Constance muore suicida, all’inizio del 1894...
Vincenzo Aiolli – autore che ha pubblicato romanzi con Rizzoli e Voland – consegna una ricostruzione dell’amicizia tra i due scrittori che, a dispetto del titolo, non ha nulla del carteggio, perché solo quattro sono le lettere rinvenute, che Constance Woolson inviò a Henry James (i due avevano stabilito di distruggere ogni traccia della loro corrispondenza, per non dar adito a pettegolezzi: intesa che James violò in quelle quattro circostanze). La storia è infatti narrata intercalando ai fatti biografici riflessioni ed esperienze personali, e brani tratti dai Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes. Aiolli conduce quasi per mano il lettore all’esplorazione di luoghi incantevoli e storicamente densissimi (non a caso questo libro nasce in collaborazione con l’Associazione Città Nascosta Firenze), e alle pieghe dell’animo di due individui che non sono mai riusciti a incontrarsi veramente, o almeno come avrebbero voluto. Passando per la presunta (e mai accertata, ma neanche smentita) omosessualità dello scrittore americano e la meschinità che ha mosso certi suoi interventi pubblici, sia prima sia dopo la morte dell’amica. In un’edizione su carta avorio che richiede l’uso dello sfogliacarte per separare le pagine.
Valerio Aiolli, Il carteggio Bellosguardo, ed. Gaffi, 2017.
(«Mangialibri», 20 novembre 2017)
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