
Questa prima opera in volume di Fulvio Lorefice - trentenne dottore di ricerca catanese vincitore del premio Roosevelt Study Center Research Grant - non è specificamente un saggio sul comunismo, nonostante i riferimenti e le tendenze siano piuttosto manifeste, come risulta peraltro, oltre che dall’esposizione, dalla bibliografia bilingue su cui è basato. Un libro che è evidentemente frutto di uno studio accademico, ma che per lo stile divulgativo intende probabilmente rivolgersi a un pubblico più ampio, se non direttamente alle masse. Quelle masse - si preferirebbe forse “popolo”: ma si può realmente dirlo oggi, con cognizione di causa e aderenza alla realtà? - dalle quali è necessario ripartire per rifondare la politica nell’epoca della rete e della democrazia telematica. Non perché, come sarebbe forse auspicabile ma probabilmente illusorio, il tempo del partito e dei leader sia definitivamente tramontato; ma perché in ogni caso è sempre necessario organizzare la massa affinché in una democrazia gli uomini possano incidere sulle scelte che più gli stanno a cuore. E perché si diventa sacrosantamente intolleranti verso i soprusi di partiti che tendono ad accaparrare il potere nelle proprie mani senza che questo provochi ricadute positive per gli elettori (è il caso eclatante delle votazioni con liste bloccate). Oggi il voto è meno efficace perché sempre frammentato e spinto dall’onda emotiva e anomala degli ultimi dieci giorni di campagna elettorale. Una volta il problema era l’ignoranza; ora è la mancanza di rappresentanza. A chi giova tutto ciò? Certo non ai più. Indignarsi non basta, ci vuole organizzazione. Compito politico per i prossimi cinquant’anni, che però deve partire… adesso.
F. Lorefice, Ribellarsi non basta. I subalterni e l’organizzazione necessaria, ed. Bordeaux, 2017.
(«Mangialibri», 8 novembre 2017)
