mercoledì 18 ottobre 2017

A. Capobianchi, La discendenza, ed. Novecento, 2017

Saverio De Marchis ha finalmente guadagnato il posto che gli spetta: è diventato preside del liceo classico nel quale si è diplomato a pieni voti nel lontano 1984. E la sua gioia – mista alla convinzione di esserselo proprio meritato quel traguardo, tanto per il talento quanto per l’impegno – trasuda dal suo discorso d’apertura, che infervora il corpo docente, il quale già guarda a lui come a un innovatore dalle idee chiare che saprà come risolvere i problemi di tutti. Il fervore raggiunge perfino gli studenti, al punto che molti accolgono l’invito a lasciare desiderata firmati che si pronunciano su ambizioni (e deviazioni) personali senza peli sulla lingua. Sembra che le cose vadano mettendosi per il meglio, ma non tutti ne sono convinti e qualcuno non si lascia ingannare dall’apparente scintillio della nuova figura carismatica: tra di essi c’è Furio Longhi, che ha studiato negli anni lontani insieme al nuovo preside e, se proprio dovesse mettersi a raccontare dei tempi andati, non ne verrebbero fuori soltanto rose e fiori; e la vicepreside, Barbara Baldi, anch’ella compagna di classe di De Marchis. Il quale si sta già adoperando affinché gli idilli – veri o presunti – del passato si ripristinino al più presto; nello stesso momento in cui qualcuno sta tramando l’assassinio della sua prima vittima, che arriva con un funesto “Ave Agrippina”…
Angela Capobianchi – autrice non nuova al noir, già vincitrice dei premi Gran Giallo Città di Cattolica e NebbiaGialla, che ha pubblicato con Piemme e vede la presenza di suoi racconti all’interno di antologie date alle stampe da Mondadori – scrive un noir metropolitano che ha a che fare con la storia e la lingua dei romani, che sfrutta l’amenità dell’ambiente scolastico – il vociare dei ragazzi nei corridoi e le ingenuità della gioventù, insieme all’ordine e alla prevedibilità che scaturiscono dalla disciplina e dal metodo didattico – per creare un contrasto netto con la nerissima psicologia del killer (tanto più avvilente quanto più si fa pressante), che uccide in maniera ferina ma spaventa soprattutto per la determinazione e la risolutezza. Sullo sfondo, conflitti irrisolti (e forse irrisolvibili) che fanno capo a De Marchis, al suo passato scolastico e alla morte del padre, imprenditore di successo. Un romanzo godibile che punta più sull’atmosfera e sull’approfondimento dell’interiorità dei personaggi che sul ritmo; un’indagine che si fa intricata non solo nei dettagli materiali ma anche nei percorsi mentali dei tanti coprotagonisti.


A. Capobianchi, La discendenza, ed. Novecento, 2017.

(«Mangialibri», 18 ottobre 2017)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano