martedì 22 agosto 2017

Sara Kim Fattorini, La chimica dell’acqua, ed. SEM, 2017

Il corpo dell’uomo è stato ritrovato in piscina, spalle al cielo, e il commissario Fenchel, incaricato del caso, avrebbe già di suo un bel po’ di cose a cui pensare; ma al momento gli tocca quella più ingrata di tutte: parlarne alla vedova. Spiegarle, senza rivelare troppo; chiedere, senza essere invadente. Cominciare col dirle, per esempio, che quella di suo marito non è stata una morte naturale: l’autopsia ha rivelato che l’uomo, appena annegato, aveva tracce di alcol e di veleno nel sangue. Così, per il commissario Fenchel, la cosa diventa seccante a maggior ragione: perché, ad apertura dell’inchiesta, quella donna diventerà una sospettata, anzi, la prima fra tutte; e a lui toccherà decidere, fra le altre cose, se le risposte della donna siano una inutile verità, o le menzogne dietro cui scoprire qualcosa di interessante. È dura la vita del poliziotto a capo di un’indagine: tanti dubbi e ben poche certezze. Ma quello che può rendergli la vita veramente impossibile, è la presenza di un detective privato fra i piedi, recisamente determinato a ispezionare tutto di persona e fin nel minimo dettaglio, soprattutto se quel detective si chiama Guglielmo Corna...
Sara Kim Fattorini, coreana di Seul e milanese d’adozione, consegna il suo romanzo d’esordio con un certo stile: per quanto l’opera prima sia facilmente riconoscibile in diversi passaggi, il tutto ha una forma e uno sviluppo che non lasciano insoddisfatti. D’altro canto, pur non originalissimo - il libro si inserisce nel solco, molto frequentato soprattutto di questi tempi, del noir metropolitano - si presenta con una notevole proprietà di linguaggio e una compostezza che non passano inosservate. Spicca su tutto la figura del detective protagonista, il quale “fin da piccolo era sempre stato affascinato dal modo di parlare delle persone. Ne memorizzava il timbro, il tono, la pronuncia e l’accento. Ne immagazzinava le proprietà, catalogandole secondo il loro ‘segno particolare’. Ogni volta che discuteva con qualcuno, dal suo cervello rispuntava quel bazar di caratteristiche”. Per utilizzare una metafora in linea con il contenuto del romanzo, sembrerebbe di ritrovarsi davanti a un trampolino, dal quale spiccare un bel tuffo, più che a una piscina completa in cui bagnarsi al luccichio dei riflessi solari. Un tentativo riuscito che lascia ben sperare in un prossimo auspicato ritorno.


Sara Kim Fattorini, La chimica dell’acqua, ed. SEM, 2017.

(«Mangialibri», 22 agosto 2017)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano