Gran bel lavoro questo di Antonio Musarra, giovane dottore di ricerca in Storia medievale e Fellow di Harvard, che ha al suo attivo diverse pubblicazioni in volume. La storia qui raccontata sarebbe già avvincente in sé: partendo da uno scontro che diventa alla fine una guerra di nervi, più che uno scontro tattico, fra Riccardo e il Saladino (dove il torto, come spesso accade, è da entrambi i lati: Riccardo aveva garantito salva la vita ai prigionieri che si erano arresi ed era venuto meno alla parola massacrandoli, certo; ma è pur vero che Saladino stava prendendo tempo oltre misura, e questa era in sé una violazione dei patti stabiliti, tanto più che, come noto, il suo era solo uno stratagemma per riorganizzare le forze militari) si arriva al resoconto di come, circa un anno dopo (agosto 1191-maggio 1291; anche se certe fonti cronachistiche tendono a forzare i fatti per far coincidere i due eventi in una stessa data - 17 maggio - a distanza di cento anni esatti) Acri cada definitivamente nelle mani dei Mamelucchi del sultano d’Egitto. Ma a rendere questo studio realmente degno di nota basterebbe lanciare uno sguardo all’apparato critico di oltre cento pagine fra note, cronologie, carte, bibliografia (con fonti inedite) e indice dei nomi, oltre a un inserto di 4 pagine a colori con piante, foto e incisioni dell’epoca. Rivolto a tutti, tanto agli specialisti quanto ai lettori comuni, per la capacità dell’autore di narrare in maniera divulgativa e colloquiale, pur trasferendo contenuti ad alto grado di erudizione. Con l’introduzione di Franco Cardini.
Antonio Musarra, Acri 1291. La caduta degli stati crociati, ed. il Mulino, 2017.
(«Mangialibri», 13 giugno 2017)
