
Cinque racconti (“L’incidente di Teplitz”, “Il cetorino”, “Le nevi dell’altro anno”, “La Sila”, oltre a quello che dà il titolo al volume) di lunghezza e ambientazione diverse - pur ruotando in qualche modo sempre intorno a Napoli - dal primo 1400 all’ultimo ’800. Storie che destano, sì, qualche interesse, foss’anche solo per le ricostruzioni storiche dello sfondo; ma che non sempre sono accompagnate da vicende avvincenti. Se da un lato il tono fiabesco che fa capolino durante l’intera narrazione, ora più ora meno, si fa notare piacevolmente, il ritmo è smorzato da uno stile complessivo che sembrerebbe aver ancora bisogno di un’adeguata maturazione. Alcuni dettagli possono far incespicare il lettore, rendendo defatigante il suo sforzo: come certe parole ripetute (in un solo capoverso c’è 4 volte “luce”, e la stessa parola ricorre nel seguito del testo innumerevoli volte: il che getta un po’ d’ombra sull’accuratezza dell’editing; similmente “neve”, “niveo”, “nevicata” a p. 115): particolarmente infelice il passaggio d’apertura dei capoversi delle pagine 107-108, con “Il re grugnì”, “Il re annuì”, “Il re scricchiolò”, “Il re riappoggiò”, “Il re corrugò”. Seri dubbi andrebbero avanzati infine sull’uso del francese, che può lasciare perplessi in più di un punto. Insomma, una maggiore sedimentazione (e una ulteriore revisione) del testo avrebbero giovato a delle idee non banali. Pubblicato con il patrocinio morale di AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica), cui viene devoluta parte dei proventi.
Stefano Cortese, Il basilisco o della speranza, ed. La strada per Babilonia, 2017.
(«Mangialibri», 15 maggio 2017)
