Stupire: ecco la parola d’ordine di un secolo che - a ridosso di un millennio dove l’innovazione non solo latita, ma è essa stessa inconcepibile, almeno in certi àmbiti - è consapevole delle proprie potenzialità e ama diventarlo sempre di più. Anche nell’esperienza della tavola, che alle corti più raffinate (tra le quali spiccano quelle dei Gonzaga e degli Estensi) ha occasione di esprimersi nella sua forma migliore (prima che - insieme al vento della politica - tutta questa “scienza” emigri in Francia, per diventare haute cuisine). Pierluigi Ridolfi - Presidente dell’Associazione Amici dell’Accademia dei Lincei e appassionato di storia della gastronomia, che ama cucinare per i suoi ospiti, stupendoli a sua volta con manicaretti dal sapore d’altri tempi - offre qui un pregevole lavoro di raccolta e di ricostruzione dei materiali dell’epoca, dalle cronache di eventi, alla raccolta di regole e ricette. Dove il cibo non esaurisce il proprio ruolo nel saziare la fame, né nel vellicare il palato più raffinato, ma si spinge fino a nutrire l’anima (ciò su cui perfino Tommaso d’Aquino e Lutero si trovavano, in certo modo, d’accordo) e ad alimentare un senso di convivialità e di amicizia che oggi andrebbe riscoperto ed esaltato (al di là delle deprecabili mode televisive). Con diversi inserti patinati a colori fuori testo, e numerose illustrazioni.
P. Ridolfi, Rinascimento a tavola, ed. Donzelli, 2015.
(«Mangialibri», 3 marzo 2016)
