Romanzo breve, questo di Antonella Cilento - collaboratrice del quotidiano napoletano “Il Mattino”, de “L’Indice dei libri” e di “Grazia”, nonché autrice di diversi volumi pubblicati con le più importanti case editrici italiane - dalla lettura scorrevole e godibile, che offre belle descrizioni, come quella della madre richiamata in apertura: «Agata Sòllima sogghigna come se piangesse. Secca e lunga, sembra una lama di coltello, quei coltelli del servizio buono, però, con il manico bombato e decorato, che si mettono in tavola a Natale e si lucidano dopo l’Epifania. Testa ne ha assai e fina fina, devastata dalla solitudine e dalla disperazione. Il marito è morto e il figlio no». Purtroppo il testo mostra però una serie di fragilità che danno un’impressione complessiva di frettolosità, come se non ci fosse stato il tempo né per rifinire qui e lì certi dettagli anche importanti (esemplificativa al riguardo la scena dell’effrazione), né per rileggere il dattiloscritto, che mostra diversi refusi. L’ortografia del napoletano - il cui uso è lodevolmente abbondante e opportuno - è completamente scorretta. L’intenzione dell’editore NN, di proporre con la sua collana “ViceVersa” dei testi non lunghissimi di autori autorevoli (altrove ben riuscita), sembra qui non essere andata a segno nella maniera migliore. Suggestiva - ma stonata - l’immagine di copertina della testa incorniciata da… limoni.
A. Cilento, La madonna dei mandarini, ed. NN, 2015.
(«Mangialibri», 9 marzo 2016)
